Ep07 - Achille Loria e il ruolo della rendita
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Ripartire davvero dall’Umanesimo, da quel periodo quando il mercato nacque dallo spirito cristiano, da mercanti e mendicanti insieme, dal Vangelo, non contro di esso: è quanto abbiamo provato a fare in questo viaggio nella Terra del Noi, un cammino impegnativo ma, forse, anche un po’ utile. Che non può finire qui.
Sacerdote, rivoluzionario partenopeo del 1799, pedagogista, matematico, fisico, geografo latinista e filologo nella prima fase della sua attività, divenne poi economista per necessità. Diventando profeta di un mercato basato sulla sola fiducia.
Antonio Genovesi fu prima teologo e poi economista. Non ebbe vita facile con la Chiesa del suo tempo, che gli tolse l’insegnamento di teologia (1745) consigliandoli di passare alla cattedra di etica. Ricevette denunce di ateismo e eresia, fu amatissimo dagli studenti e dalla gente: la sua lezione? Prestare, ma senza far disperare nessuno.
La nascita dell’economia politica moderna è profondamente legata all’affermarsi di una nuova idea sul Bene comune. Il pensiero antico e medioevale lo faceva nascere dalla rinuncia voluta e consapevole al bene privato delle singole persone. Nel Settecento si iniziò invece a dire che il Bene comune è il risultato (non-intenzionale) della ricerca dei propri interessi, senza bisogno di alcuna rinuncia.
Mentre il Nord protestante distingueva, seguendo Agostino e Lutero, la ‘città di Dio’ dalla ‘città dell’uomo’, e quindi il mercato dal dono, il contratto dalla gratuità, la solidarietà dall’impresa, il profit dal non-profit, l’Umanesimo latino rafforzava nell’Età della Controriforma la promiscuità tra questi mondi e ambiti. E così ha generato parroci gestori di cooperative e di casse rurali, famiglie imprenditrici, frati che sposavano l’altissima povertà mentre fondavano banche per i poveri.


