mercoledì 28 giugno 2017
Il discorso di papa Francesco ai delegati Cisl ricevuti in Aula Paolo VI: lo scandalo delle pensioni d'oro, i giovani senza lavoro, gli anziani con troppo lavoro...
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Proteggere non solo che è dentro la città del lavoro, ma anche chi è fuori e i diritti ancora non li ha, gli esclusi dai diritti. È il forte richiamo del Papa in un passaggio del suo articolato discorso alla Cisl, ricevuta questa mattina in Aula Paolo VI in occasione del congresso Cisl in programma fino a sabato 1 luglio, sotto la guida della segretaria generale Anna Maria Furlan.

Il Papa dunque mette l’accento sulla centralità del lavoro. Francesco afferma che “è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”.


Ne fanno le spese i giovani, circa il 40% di loro non ha un lavoro: “Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità”.

Poi una critica alle pensioni d’oro: “E quando non sempre e non a tutti è riconosciuto il diritto a una giusta pensione – giusta perché né troppo povera né troppo ricca: le “pensioni d’oro” sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.

Il mondo del lavoro è in rapida trasformazione, ecco perché bisogna rivedere gli schemi: “È allora urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società. È la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta”.

Francesco, poi, di fronte alla Cisl, mette in guardia dalle malattie che possono colpire il sindacato: “Nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.

E questo perché l’economia deve essere sempre e solo al servizio dell’uomo: “Diciamo economia sociale di mercato, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II: economia sociale di mercato. L’economia ha dimenticato la natura sociale che ha come vocazione, la natura sociale dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti”.

IL DISCORSO INTEGRALE DEL PAPA

Le parole della segretaria Anna Maria Furlan

«Santità, è con grande commozione, senso di profonda ammirazione ed immensa devozione che Le porgo il saluto ed il ringraziamento delle delegate e dei delegati della Cisl, giunti oggi a Roma da ogni parte d'Italia in rappresentanza dei 4 milioni e duecento mila iscritti al nostro sindacato, un'organizzazione fondata 67 anni fa da Giulio Pastore sulla base dei valori cristiani ed universali della dignità della persona e del lavoro, della sussidiarietà, dei diritti di cittadinanza, di eguaglianza e di inclusione sociale".

Con queste parole la segreteria generale della Cisl, Annamaria Furlan, si è rivolta a Papa Francesco nel corso dell'udienza speciale concessa stamattina al gruppo dirigente ed ai delegati della Cisl, il primo incontro ufficiale tra una leader sindacale donna e un Pontefice.

"Sono lavoratrici, lavoratori, pensionati, giovani, immigrati che ben rappresentano la forza virtuosa del nostro Paese", ha
ricordato la Furlan, "che trovano ogni giorno nella Sua parola illuminata, Santo Padre, un punto di riferimento costante, un
ancoraggio ed una ragione di speranza in un mondo caratterizzato da quella che Ella, Santità, ha definito giustamente una "guerra
a pezzi", combattuta nell'immobilismo delle istituzioni internazionali, nelle colpevoli omissioni dei Governi, nelle debolezze di un'Europa miope e chiusa in se stessa, che sembra aver accantonato il suo ruolo storico di portatrice di pace, giustizia sociale, solidarietà", ha sottolineato inoltre la leader della Cisl.

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