domenica 31 marzo 2024
Nel giorno di Pasqua Francesco fa appello a uno scambio di prigionieri Mosca-Kiev, per gli aiuti umanitari a Gaza. «La pace non si costruisce con le armi». Basta lacrime e dolore dei bambini
Il Papa al momento della benedizione Urbi et Orbi

Il Papa al momento della benedizione Urbi et Orbi - Fotogramma

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Dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro si abbraccia con lo sguardo tutta la piazza e via della Conciliazione. Ma gli occhi del Papa vanno più in là e nel Messaggio prima della benedizione Urbi et Orbi di Pasqua arrivano in tutto il mondo, contemplando ogni situazione di crisi e tornando a chiedere la fine delle ostilità e che si lavori per la pace, la quale non si costruisce certo con le armi. Risuona così il suo appello per lo scambio dei prigionieri tra Russia e Ucraina, perché a Gaza sia consentito l'arrivo di aiuti umanitari, perché si presti ascolto al pianto dei bambini, tutti, anche quelli che non nascono per la terribile piaga dell'aborto. Risuona la sua preghiera per le vittime del terrorismo e il suoi richiamo ai terroristi affinché si pentano e si convertano. E passano davanti agli occhi di tutti, grazie alle sue parole, anche le guerre dimenticate.

Francesco, apparso in buona forma e con solo un filino di raucedine nella voce, prima ha celebrato la Messa del giorno di Pasqua sul sagrato di San Pietro addobbato con i fiori olandesi (oltre 350 i concelebranti: 34 cardinali, 18 vescovi e 300 sacerdoti; il Pontefice non ha tenuto l'omelia, come di solito accade nella Domenica della Risurrezione), poi si è recato su alla Loggia centrale della Basilica e da lì ha tenuto il suo discorso, davanti a 60mila fedeli presenti sulla piazza. Unico fuori programma, il forte vento che all'inizio della liturgia ha rovesciato anche l'icona del 'Resurrexit'. Sono però prontamente intervenuti gli inservienti che l'hanno rialzata e messa in sicurezza.

Soprattutto Francesco ha ricordato che tanti massi pesanti chiudono le speranze dell’umanità come la grossa pietra chiudeva il sepolcro. Sono i massi delle guerre, come quelle in Israele, Palestina, Ucraina e Siria; quelli delle crisi umanitarie come a Gaza ad Haiti e dei Rohingya in Myanmar; quelli della violazione dei diritti umani e della tratta delle persone che riguardano i migranti e i bambini. Ma la risurrezione di Cristo è capace di rimuovere anche questi massi, come più di duemila anni fa rimosse la pesante pietra che chiudeva il suo sepolcro. Di qui gli appelli del Papa. «Mentre invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti», ha affermato, suscitando un forte applauso dei 60mila presenti. Inoltre, ha aggiunto, «faccio nuovamente appello a che sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia».

Il suo pensiero è andato quindi «alle vittime dei tanti conflitti che sono in corso nel mondo, a cominciare da quelli in Israele e Palestina, e in Ucraina», chiedendo che si «apra una via di pace per le martoriate popolazioni di quelle regioni». «Non permettiamo - ha esortato - che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini». Questa è stata una sottolineatura molto importante da parte del Pontefice che ha indetto per maggio la I Giornata mondiale dei bambini. «Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini - ha sottolineato -. Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un'assurdità e una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull'Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori».

Nel messaggio di papa Francesco è ben presente anche la preghiera per «le vittime di ogni forma di terrorismo» e il richiamo agli «autori di tali crimini« al «pentimento» e alla «conversione». E hanno trovato spazio tutte le situazione di tensione di conflitto nel mondo: dalla Siria al Libano, dal Caucaso ad Haiti, dal Myanmar alle varie regioni dell'Africa. Che vie di pace possano aprirsi anche in Sudan, nel Sahel, nel Corno d’Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e nella provincia di Capo Delgado in Mozambico. In positivo il Pontefice ha citato i Balcani Occidentali, dove si stanno compiendo passi significativi verso l’integrazione europea: «Le differenze etniche, culturali e confessionali non siano causa di divisione, ma diventino fonte di ricchezza per tutta l’Europa e per il mondo intero».

Infine, gli appelli per la solidarietà verso i migranti e verso i più poveri, perché non si risparmino sforzi «nel combattere il flagello della tratta di esseri umani», e in chiusura perché ogni vita umana sia «accolta, protetta e amata»: dai bambini che «non possono nemmeno vedere la luce», a quelli che «muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze», fino ancora alle vite che «sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani».

Solo Dio, ha concluso il Vescovo di Roma, è «capace di far rotolare le pietre che chiudono il cammino verso la vita” aprendoci le porte della vita, “che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo».

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