sabato 18 marzo 2023
Parlando a braccio Francesco ha anche ricordato di essere "figlio di una famiglia di emigrati"
Un momento dell'incontro di papa Francesco con le famiglie di rifugiati arrivate con i corridoi umanitari

Un momento dell'incontro di papa Francesco con le famiglie di rifugiati arrivate con i corridoi umanitari - Reuters

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I corridoi umanitari avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta Mediterranea sono un'iniziativa “tragicamente attuale”, anzi, “più che mai necessaria”. Lo attesta “purtroppo anche il recente naufragio di Cutro”. Un naufragio che “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”. Papa Francesco ha ricevuto in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, insieme alle famiglie e ai rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione. Sono arrivati in cinquemila e hanno riempito l’Aula Paolo VI.

Il Pontefice non ha pronunciato tutto il discorso preparato, ma lo ha consegnato dandolo per letto integralmente. Così ha avuto più tempo per salutare, passando con la sedia a rotelle, moltissimi dei presenti.

Francesco ha ricordato innanzitutto che i corridoi sono frutto della “creatività generosa” della Comunità di Sant’Egidio (“sono bravi”), della Federazione delle Chiese Evangeliche (Fcei) e della Tavola Valdese, della “rete accogliente” della Chiesa italiana (“è stata generosa”), in particolare della Caritas, e dell’”impegno” del governo italiano e dei governi che li hanno ricevuto. In prima fila ad ascoltarlo, tra gli altri, il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, il fondatore e il presidente di Sant’Egidio, Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo. Per salutare il Papa intervengono Daniela Pompei di Sant’Egidio e Daniele Garrone della Fcei.

Nel suo discorso Francesco, osservando che il Mediterraneo “si è trasformato in un cimitero, è una cosa dura”, ha ricordato “in particolare” quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia. “Più volte – ha sottolineato - ho avuto modo di ascoltare la loro esperienza di dolore, umiliazioni e violenze”. “Terribile – ha rimarcato – il traffico di esseri umani, e quei lager”.

Di fronte a questa triste realtà, ha ribadito Francecso, i corridoi umanitari “sono una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani”. Anche perché “una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi”. E quindi i corridoi indicano “una strada all’Europa, perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro”. Infatti i corridoi umanitari “non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite”, ma “operano anche per l’integrazione, perché non c’è accoglienza senza integrazione”.

Il Papa poi saluta “le centinaia di persone, famiglie, comunità, che si sono messe a disposizione generosamente per realizzare questo processo virtuoso”. “Voi – aggiunge -rappresentate un volto bello dell’Europa, che si apre al futuro e paga di persona”.

Francesco sottolinea che questa storia di accoglienza è anche “un impegno concreto per la pace”. E rivolto ai profughi ucraini ribadisce che “il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa”. “Lo faccio – aggiunge - per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra”. I corridoi sono inoltre “un bel segno che unisce fratelli e sorelle che condividono la fede in Cristo”.

Infine Francesco esprime affetto per quanti sono passati attraverso i corridoi umanitari e ora vivono una nuova vita. “Lo dico - sottolinea con una nota autobiografica, presente già nel discorso scritto - anche come figlio di una famiglia di emigrati che ha fatto questo percorso”.

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