Confini, soldati, garanzie: cosa può succedere adesso con l'Ucraina

Volti sorridenti e lodi reciproche non bastano a delineare i contenuti di un accordo, che sono ancora tutti da stabilire. La telefonata di Trump con Putin e l'ipotesi di un trilaterale
August 18, 2025
Confini, soldati, garanzie: cosa può succedere adesso con l'Ucraina
Ansa | Una manifestazione a Washington per la fine della guerra in Ucraina
Il momento alla Casa Bianca è stato davvero storico: volati d’urgenza a Washington i leader di Ucraina, Germania, Francia, Italia, Finlandia, Ue e Nato per discutere con il presidente americano un potenziale piano di pace che Kiev potrebbe stipulare con l’aggressore russo, grazie al sostegno di Usa ed Europa. La vera novità è l’impegno di Donald Trump a essere parte di quelle “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina che sembrano costituire il vero nodo dell’intesa da stipulare con Vladimir Putin. Si starebbe già pensando a elementi concreti, dalla fornitura di grandi quantitativi di armi alla presenza di forze Usa.
Il buon clima del faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e il tycoon repubblicano è stato favorito dal diverso atteggiamento dell’ospite che, a differenza dell’incontro disastroso di febbraio concluso con la cacciata della delegazione dalla Casa Bianca, ha manifestato subito disponibilità e gratitudine verso l’imprevedibile padrone di casa, a partire dall’abito scuro che per una volta ha sostituito gli indumenti militari. Cordialità personale non vuole però dire intesa. Verosimilmente, Trump ha ribadito che l’Ucraina deve fare (ampie) concessioni territoriali a Mosca e che non serve un cessate il fuoco immediato. Il presidente Usa ha sposato la linea russa di un accordo complessivo da redigere a combattimenti in corso, malgrado gli appelli ripetuti dai leader europei per una tregua da realizzare al più presto.
La presenza di Merz, Starmer, Macron, Meloni, Stubb, von der Leyen e Rutte si può interpretare come prova della volontà di essere protagonisti di qualunque intesa sia in discussione ma anche come un intervento per evitare la “capitolazione” imposta a Zelensky da Trump e di conseguenza un indebolimento della stessa Europa di fronte alle minacce imperialistico-espansioniste del Cremlino. Mostrarsi uniti e determinati è solo una parte del compito nel convincere la Casa Bianca. L’altra è solleticare l’ego del suo inquilino, desideroso di conquistare il Nobel per la Pace grazie alla sua mediazione. E così le richieste di un ruolo attivo americano alla tutela dell’Ucraina “mutilata” si sono accompagnate alle aperte lodi al presidente per la sua azione mirata a porre fine alle ostilità.
Trump e Zelensky - Ansa
Trump e Zelensky - Ansa
La sorpresa è stata la chiamata a Putin da parte dello stesso Trump nel bel mezzo del vertice. Un avvicinamento ulteriore, pare, un bilaterale tra il leader del Cremlino e Zelensky, per poi andare a un incontro a tre con il presidente americano. Se da parte russa viene, come sembra, il veto a forze Nato, rimane da capire come potranno essere fornite serie rassicurazioni all’Ucraina.
Si dovrà perciò comprendere come si concretizzerà l’intervento degli Stati Uniti. Difficilmente, soldati sul campo. Sicuramente intelligence e logistica. Forse pattugliamenti e forze di deterrenza sul quadrante europeo. Il meccanismo simile all’articolo 5 della Nato, che davanti a un nuovo attacco russo faccia scattare la difesa di Kiev da parte di tutti i volenterosi sottoscrittori del patto, resta un’aspirazione che deve fare i conti con molte incognite. L’idea lanciata dalla premier Meloni sarebbe ideale per l’Ucraina, sembra però molto meno gradita da Mosca.
La ritrovata compattezza del fronte atlantico a fianco di Zelensky potrebbe indurre Putin a non pretendere di stravincere al tavolo della trattativa. Ma non va dimenticato che, oltre ai territori contesi e alle forme di difesa su cui Kiev potrà contare, vi sono molti altri temi cruciali da risolvere per raggiungere un accordo che possa durare. E su tali temi le distanze fra le parti sono ancora notevolissime, come molte fonti diplomatiche hanno fatto trapelare nella notte. Un passo avanti c’è stato, non è per ora quello risolutivo. E la guerra continua.

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