giovedì 27 febbraio 2014
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Basterà un sottosegretario alla Presidenza o un viceministro agli Esteri, con deleghe specifiche, a colmare la mancanza, nel nuovo governo del ministro dell’Europa? La decisione del neopremier di rinunciare al titolare degli Affari Europei (previsto da una legge che ormai gli attribuisce deleghe a lungo disperse tra Palazzo Chigi e Farnesina) comporta infatti conseguenze non secondarie né da sottovalutare. Chiare da tempo al Quirinale, e ormai anche alla Presidenza del Consiglio.Per prima cosa, non tutti forse sanno che più del 70% della normativa italiana è ormai di diretta provenienza europea. E che il ministro competente esercita una duplice funzione: quella di interfaccia del governo italiano a Bruxelles, ma anche di "controllore" dei ministri italiani, esercitando una funzione "preventiva" all’interno del Governo, con l’autorevolezza che gli viene dall’avere un grado paritario. Non è un caso che durante il governo Monti, grazie all’azione di un ministro del calibro di Enzo Moavero, le procedure d’infrazione contro l’Italia si sono ridotte da 170 a 100.Certo, anche un viceministro con la delega agli Affari europei o un sottosegretario presso la Presidenza, se investito della fiducia personale del premier, potrebbe esercitare un ruolo analogo. Un po’ come accade con il primo sottosegretario alla Presidenza che funge da segretario del Governo: nonostante il "grado" inferiore – se adeguatamente "coperto" dal premier – esercita una forte azione di coordinamento di tutti i ministri.Il discorso può funzionare se riferito al quadro italiano. Molto meno se lo si immagina sul piano europeo, dove i "gradi" – la gerarchia, insomma – hanno importanza e peso. E questa notazione è ancora più vera in un momento in cui si sta preparando il semestre italiano di Presidenza Ue, che impone una presenza fissa e di primo piano a Bruxelles e dintorni. Insomma, nulla in verità osta al fatto che un sottosegretario o un viceministro possano presiedere una riunione dei ministri europei. Ma, a volte, la forma può essere sostanza. E questo è uno di quei casi.
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