mercoledì 1 febbraio 2012
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​L'anticiclone atlantico si è fatto un po’ più in là va verso l’America. Il vento dell’Est , quello che parte dalla Siberia, attraversa gli Urali, ha voluto spingersi fin sull’Italia e ci siamo accorti che esiste l’inverno. Con meraviglia riscopriamo che alla fine di gennaio e all’inizio di febbraio può fare freddo e può anche nevicare. È strano, ma non troppo. È strano il nostro comportamento sempre pronto a meravigliarsi per una bella giornata di sole o per una candida nevicata. Altrettanto strano è il nostro tempo che non conosce mezze misure. È un tempo che si manifesta con paurose alluvioni (tra tutte, quelle di Genova e delle Cinque Terre), oppure con accanite siccità (come quella che sta colpendo il Nord dove da agosto non piove come si deve). Intanto è alquanto strano il tempo che, come in questo caso, si manifesta all’improvviso con un freddo e con nevicate degne del 1929, del febbraio del 1956 o del gennaio del 1985. È un tempo estremo: o non piove o piove troppo, fa un freddo cane oppure fioriscono le margherite sulle piste da sci in gennaio. Eppure si sa che il tempo è vario e mutevole. Diceva Oliver Sutton, direttore del Servizio meteorologico britannico: «Una sola cosa è certa in meteorologia: il clima muta ed il tempo è variabile». Il tempo è mutevole e nessuna meraviglia se a un tratto riscopriamo l’inverno dopo aver vissuto una stagione avara di piogge con le cime delle montagne tutt’altro che imbiancate. Tutto normale? Direi di no. Siamo decisamente fuori dalle medie anche se non sembra che in questa circostanza si possano toccare punte e valori estremi da record, il tempo in inverno ha fatto ben di peggio (ad esempio, -23 a Firenze nel gennaio del 1985). Cosa sta accadendo? Le nostre regioni dopo essere state protette da una tenace alta pressione, sono state attaccate su due fronti dal freddo. Il primo è rappresentato dalle discese dall’Artico verso il Mediterraneo di una serie di «gocce» di aria fredda che di colpo hanno assunto una direttrice da Nord a Sud. Ciò è stato determinato dal fatto che il «vortice polare» ha perso velocità non riuscendo più a far mantenere una direttrice Ovest-Est ai flussi di aria fredda. Il vortice polare è quell’immenso mulinello di aria che gira intorno al Polo Nord e che  distribuisce il freddo sul nostro emisfero. Il fatto che sia meno intenso significa che il suo flusso è meno regolare, meno teso, meno circolare, ma più ondulato, e queste ondulazioni riescono a raggiungere anche il Mediterraneo. Il secondo fronte è rappresentato dall’arrivo del vento freddo di buriana che segue l’andamento dell’anticiclone russo-siberiano che si muove verso Ovest guadagnando circa 1000 chilometri al giorno. Il suo percorso è segnato da temperature a dir poco basse. Ieri pomeriggio, in Russia la temperatura più alta era di -10 e la più bassa di -40. A Mosca la massima, dico la massima, è stata intorno ai -18. Anche la Polonia e la Romania hanno sperimentato temperature di -18/20. Ora toccherà all’Italia? In parte sì ed in parte no, perché siamo pur sempre in mezzo al mare ed il mare, si sa, ha un effetto mitigante. Il culmine del freddo si avrà tra sabato e domenica prossimi. Nel fine settimana le minime potrebbero scendere addirittura sotto i -10 su gran parte del Centro-Nord. A causa del ghiaccio e della neve (se ne prevedono quantitativi abbondanti, anche 40 cm) le prossime 4-5 giornate saranno impegnative, soprattutto sulle strade. Nevicherà su molte regioni, anche su quelle solitamente risparmiate dai fiocchi. Prepariamoci, con saggezza e senza eccessivi timori. Come da secoli l’uomo sa fare quando arriva l’inverno, quello vero.
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