giovedì 10 luglio 2014
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Caro direttore
sento il dovere di rigraziare "Avvenire" per il suo impegno informativo e per la citazione riservatami da Toni Mira nel suo brillante articolo dello scorso 4 luglio. E poi, da calabrese, vorrei trasmetterle alcune mie considerazioni. La Calabria e i calabresi dovrebbero – dovremmo – avere un forte sussulto, un energico  scossone per risvegliare il nostro orgoglio, la nostra dignità di gente onesta, laboriosa e piena di valori. Dovremmo dire basta all’omertà che ci ha fatto non vedere e non sentire, ma che invece ha fatto vedere e sentire la criminalità organizzata, facendola arricchire ai danni di tutti noi. Rabbia orgoglio e dignità diventino il nostro punto di riferimento per il nostro domani. Lo dobbiamo ai nostri figli, alle future generazioni, e al nostro Paese tutto. Vorrei rammentare a me stesso che noi abbiamo il dovere, prima del diritto, di essere cittadini ed è giunta l’ora di fare la nostra parte di cittadini attivi e presenti, di attori principali e non di comparse. Noi siamo il nostro futuro, non gli altri, e non può esserci un futuro senza legalità, può invece esserci un futuro senza cosche e senza padrini, facciamo tutti noi la nostra parte, io sto cercando di fare la mia. «I have a dream», io ho il sogno di vivere in un Paese, e in questa mia terra di Calabria, dove si è liberi di dire, di fare e di agire nel rispetto del nostro prossimo. La ringrazio e la saluto cordialmente
Antonino De Masi
Né lei né noi siamo gente da convenevoli di circostanza, caro dottor De Masi. Ma non posso fare a meno di dire per prima cosa che sono io a sentire il dovere di ringraziarla, per la voce libera e forte, per la fattiva intelligenza e per la tenace testimonianza civile che continua a dare in una terra che da troppo tempo viene descritta e cantata come «amara e bella». I lettori di "Avvenire", attraverso le nostre cronache, hanno già avuto occasione di conoscere la qualità del suo appassionato impegno di cittadino e di imprenditore. I parolai pensano che tutto sia facile. I pavidi credono che nulla sia possibile. Le persone serie e perbene come lei – e ce ne sono davvero tante in Calabria – si rimboccano le maniche e ci mettono faccia e cuore. Perché sanno che senza fatica e senza competenza, senza sentimenti puri e forti come quelli che animano le parole della sua lettera, non si «fa la parte» che spetta a ognuno per sbaragliare il potere e la logica delle cosche e dei padrini della ’ndrangheta (e di qualunque altra mafia). Per questo vi siamo stati accanto, per questo continueremo a esserlo. Felici che la parola di Papa Francesco ci abbia rincuorato e spronato nella dura e sacrosanta battaglia per vivere nella libertà e nel rispetto, secondo umana giustizia e secondo il vero bene che Dio ha messo nel cuore di tutti. E che tutti possono ritrovare.
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