mercoledì 17 settembre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI

Caro direttore, seguo e apprezzo il vostro impegno nella campagna SlotMob e gli articoli che "Avvenire" con i suoi giornalisti e alcuni illustri collaboratori – ho in mente Leonardo Becchetti – dedica all’argomento. Ho letto pochi giorni fa, il 9 settembre, l’articolo «Slot oscurate nel bar coraggio» sul Bar Giambellino a Gambettola, in provincia di Forlì-Cesena. Dovendo recarmi da quelle parti, andrò senz’altro a visitare il locale e a bere un caffè alla salute del suo simpatico e bravo gestore Andrea Fabbri. Scrivo anche per suggerire una ulteriore iniziativa per la campagna SlotMob. Nei locali che aderiscono alla campagna si potrebbero installare delle "macchinette" in cui, invece di sperperare denaro, si possano versare delle piccole somme da devolvere  ad iniziative di solidarietà, magari in cambio di un caffè, meglio se del commercio equosolidale, oppure di qualche piccolo gadget, tipo una spilletta slotmob. Che ne dice? Cordiali saluti e complimenti per il vostro impegno.Luca Salvi, Verona

Giusta l’idea di uno SlotMob personale e quotidiano là dove si vive e là dove si va per lavoro o per diletto. Credo, caro dottor Salvi, che sia il modo più semplice ed efficace per dare seguito  concreto alle iniziative esemplari del "premio di gruppo", da consumatori consapevoli, agli esercizi commerciali che nelle varie località della nostra Italia hanno scelto e scelgono di affrancarsi o di mantenersi liberi dalle slot machine e dagli altri, purtroppo molteplici, tentacoli del gioco d’azzardo. Piace anche a me, lo sa, la logica positiva del premio a chi "ben fa" che ispira e governa queste forme di mobilitazione dal basso. E per lo stesso motivo trovo davvero suggestiva l’idea delle "contro-macchinette", che invece di svuotare le tasche dei poveracci che si fanno catturare dalla sirena dell’azzardo aiutino a portare un po’ di giustizia e di sollievo nella vita di chi è in difficoltà e sostengano lo sviluppo di un’economia dal volto umano. Come tutte le idee ha bisogno di gambe, che sono quelle degli uomini e delle donne disposte a portarla avanti. E, prima ancora, di competenze e abilità per darle corpo. Serve insomma che qualcuno incominci e dia l’esempio. Avanti, allora. E fatecelo sapere. Siamo pronti a raccontare l’impresa e a darle appoggio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI