domenica 8 gennaio 2012
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Caro direttore,
ho 17 anni… e se penso all’anno nuovo, penso alla crisi. Strano aver 17 anni e dover pensare per associazione di idee istantanee alla crisi. Ma ci tartassano. Ci inghiottono nella paura di qualsiasi sogno possibile. Siamo i disgraziati, ultimi di un oceano di generazioni che ha consumato la parte migliore e che ci ha riservato il privilegio di un piatto di briciole apparentemente ben condito (fin che dura). Ma io non ci sto. E, se penso al 2012, mi viene in mente la faccia inquieta eppure rassicurante di quegli indignados per bene che si battono davvero per un po’ di pace e per il lavoro, e che hanno alzato gli occhi dallo squallore di questa ricchezza che va in polvere e ti fa tenere basso il capo. Che questo possa essere l’anno della maggiore età, per me che ho solo 17 anni, e anche per tutte le persone di cuore e di pensiero che però vivono come schegge di folle solitarie...
Prendiamoci insieme la responsabilità di costruire la felicità. Lo dovete a noi giovani, ancor più che a voi stessi. Questo mondo lo avete preso in prestito dai nostri sogni.
Grazie direttore... La testata del tuo giornale – Avvenire – è già una quotidiana ricarica di speranza. E noi ragazzi siamo già avvenire
Alessandra, Trapani
 
Mi piace davvero tanto, cara Alessandra, che tu – pensando, scrivendo, crescendo – metta insieme responsabilità e felicità, testa e cuore. Mi piace che per te sia una gran bella cosa dire a qualcuno (magari indignato) che è 'per bene'. È proprio così. Abbiamo bisogno di gente per bene, di gente che è per il bene. E mi piace che tu ti senta a casa tua sotto la nostra impegnativa testata. Voglio dirti che noi di Avvenire cercheremo di fare al meglio ciò che da custodi di questo spazio di informazione possiamo fare: nutrire la tua consapevolezza di giovane donna e, almeno qui, fare stare comoda la tua bellissima e incomoda speranza di diciassettenne.
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