Una passeggiata romana desolante. E ciò che bisogna pur fare per Roma
giovedì 10 settembre 2020

Gentile direttore,

venerdì 4 settembre, ormai a sera, mi trovavo a Roma Termini aspettando una coincidenza ferroviaria per Verona Porta Nuova. Ho deciso di fare una passeggiata sino a Piazza Esedra, per dare un’occhiata alle attuali condizioni del centro di Roma. Ebbene, sono ancora stupito, addirittura esterrefatto per il degrado, soprattutto nel tratto di strada tra il Museo e la grande Piazza. Incredibile lo stato di abbandono dei giardini con il famoso obelisco che ricorda le sfortunate battaglie per le truppe italiane ad Adua nel 1896 e a Dogali nel 1887. Si tratta sempre di un luogo sacro, che merita rispetto per i 431 morti di Dogali ed i 7mila caduti di Adua. Vergognose le condizioni degli alberi, delle panchine e delle aiuole. Mi chiedo come sia possibile che il Comune di Roma abbia potuto permettere di costruire banchi stabili per il mercatino, vicino a monumenti di grande interesse. Posso inoltre confermare che alle 22 l’immondizia residua era ancora presente. E che molte persone si servono della zona come latrina a cielo aperto. Un bruttissimo ingresso al centro storico della città che conferma l’attuale gravissimo degrado dell’Urbe. Per questa nostra Capitale ci vuole davvero uno Statuto speciale, come quello di altre grandi capitali europee e mondiali.

Paolo Spadafora, Verona

La penso come lei, gentile signor Spadafora. E non da oggi. Per Roma ci vorrebbe uno Statuto speciale, ma anche una classe dirigente (politica, burocratica, sindacale, imprenditoriale...) capace di interpretarlo a dovere, nella seria e, direi, religiosa consapevolezza di ciò che va fatto per preservare il valore di una città bellissima e che è tre volte capitale: d’Italia, della cultura e della Cristianità. Uso aggettivi forti perché mi rendo conto quanto lei del degrado e del fatto che c’è da ricostruire il senso stesso dell’'uso' di una città che anch’io ho imparato ad amare e a sperare altrimenti amata e rispettata da chi ci vive, da chi la governa, da chi la visita. Una sfida anche (e nel senso più pieno) educativa, ma per intanto urgentemente amministrativa.

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