Un mondo da amare e da viaggiare
mercoledì 30 agosto 2017

La sfida del dialogo, il dovere della denuncia, l’impegno a lavorare insieme. In una parola l’invito a mettersi in viaggio. Dentro se stessi e lungo le strade del mondo che ci è stato affidato. La Giornata per la custodia del Creato che si celebra il 1° settembre è un richiamo alla condizione umana di eterni viandanti. Dentro il perimetro del nostro cuore, così come alle frontiere della terra, casa comune che chiamiamo 'madre' e 'sorella' ma trattiamo e, spesso feriamo, come se fosse un’estranea.

Perché non ci può essere un’autentica 'ecologia', tanto meno 'integrale' come quella richiamata dal Papa nella Laudato si’, senza una conversione degli sguardi, dei gesti, dello spirito. Senza la consapevolezza di essere parte di una creazione di cui siamo custodi e non padroni, amministratori, si spera responsabili, di un patrimonio non solo nostro ma di tutti, attori in un film in cui il più ricco degli uomini e l’ultimo dei mendicanti hanno lo stesso ruolo da protagonista.

L’ecologia integrale, scrive infatti il Pontefice, è «inseparabile dalla nozione di bene comune», il che comporta scelte solidali sulla base di «una opzione preferenziale per i poveri». Un impegno che nel Messaggio Cei per la Giornata nazionale di venerdì prossimo, i vescovi italiani declinano, anche, nell’impegno a far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza, evitando «sprechi di energia, cibo e consumo di suolo» in un atteggiamento di sobrietà e di rispetto verso i luoghi e le culture altrui. Sin dalle origini infatti l’uomo ha il viaggio nel proprio Dna e lo stesso Gesù, sottolinea ancora la Laudato si’, viene presentato in cammino sulle strade della Palestina, per annunciare la Buona Notizia così come «per contemplare la bellezza seminata dal Padre suo» invitando «i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino».

Ma per educarsi a questo sguardo d’amore la volontà non basta. Si tratta di mettersi in ascolto dell’universo, di lasciarsi catturare dai colori del cielo al tramonto, dal suono della natura che si risveglia al mattino, dalla ricchezza di gesti e tradizioni che definiscono l’originalità di ciascun popolo. Soprattutto c’è bisogno di lasciare spazio alla fantasia dello Spirito, di provare a ragionare secondo il cuore di Dio. Non a caso papa Francesco ha voluto che quella del 1° settembre fosse una giornata mondiale 'di preghiera' per la cura del Creato. Una scelta dal sapore profondamente ecumenico perché la data coincide con quella adottata da tempo nella Chiesa ortodossa. Non una novità, assoluta, dunque, ma una scelta di continuità, di attenzione verso una sensibilità ambientale che proprio in campo interconfessionale è risuonata inizialmente con maggiore forza nelle comunità di fede. Già nel 1974, ad esempio, un convegno promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) coniava il concetto di 'sostenibilità', diventato poi patrimonio del dibattito politico.

Sono poi arrivate l’Assemblea generale del Cec a Seul e in ambito europeo le assise di Basilea, Graz e Sibiu in cui la salvaguardia del creato è stata argomento centrale, determinante. E, ancora, ecco gli incontri a più voci, ecco le veglie interconfessionali, ecco gli studi biblici. Ecco la denuncia, fatta propria dalla Charta Oecumenica (2001) di uno sfruttamento dei beni della terra che non tiene conto «del loro valore intrinseco», una condotta irrazionale portata avanti «senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future». Di qui l’impegno a sviluppare uno stile di vita che al dominio della logica economica e alla costrizione al consumo, contrappone la scelta di «una qualità di vita responsabile e sostenibile». Opzione che in questo 2017 non può che collegarsi alle iniziative per i 500 anni della Riforma protestante.

Un itinerario che unisce l’amore per il Creato con la centralità dell’uomo, la cura per la terra con l’attenzione a chi ne paga maggiormente le distorsioni, soprattutto gli ultimi, i più poveri. «Perché – dice la Laudato si’ – non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socioambientale ». Non ci può essere ecologia infatti che non tenga conto innanzitutto di chi Dio ha voluto creare a propria immagine. Come amministratore della casa comune. Come mendicante di bellezza sui sentieri del mondo. Come viaggiatore su una terra da amare e custodire.

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