Ottavo giorno di guerra. A che punto siamo? Lo spiraglio e Putin la sfinge
giovedì 3 marzo 2022

La sera dell'ottavo giorno del conflitto scende sull'Ucraina con il tramonto tinto di un pallido rosa speranza. Il secondo round di colloqui in Bielorussia ha dato come esito il via libera a corridoi umanitari per l'evacuazione di civili dalle zone di combattimenti più intensi. Non è la tregua sperata, ma è meglio di un nulla di fatto. Il negoziato proseguirà la prossima settimana, mentre ora è da dettagliare l'applicazione di questa prima intesa, che dovrebbe implicare anche un cessate il fuoco circoscritto alle zone interessate. Alla conclusione del tavolo, i commenti delle due parti sono stati discordanti. Per la delegazione ucraina non si è raggiunto il livello minimo di accordi, mentre Mosca ha fatto sapere che progressi sono stati compiuti.

Difficile valutare in queste ore la reale forza militare e diplomatica del Paese aggressore e del Paese resistente. Il presidente russo Putin si è presentato in tv all'ora di cena a Mosca per lodare gli eroi che stanno combattendo per la difesa della patria contro la minaccia dei neonazisti di Kiev, accusati di ingannare la popolazione e di usare i civili come scudi umani. Un discorso, quello del leader, tutto rivolto all'interno, tanto da arrivare a elencare i risarcimenti per le vittime al fronte: 7 milioni di rubli, equivalenti, secondo il cambio odierno del rublo in caduta libera, a meno di 60mila euro. Segnali di insofferenza per la guerra arrivano perfino dal Cda di Lukoil, la seconda compagnia energetica del Paese, mentre sui mercati i titoli di Stato precipitano a livello di "spazzatura".

Questo non significa che la fermezza del Cremlino vacilli. Putin ha parlato al telefono con Macron e le impressioni riferite dal presidente francese sono di un peggioramento in vista sul campo: "Mosca vuole tutta l'Ucraina". Secondo analisti militari americani, ora i russi puntano a indebolire i combattenti nemici con colpi su obiettivi civili, come è accaduto Chernihiv. Inoltre, la macchina della propaganda è stata messa in moto a pieni giri, con chiusure di emittenti televisive e lezioni speciali nelle scuole per spiegare che l'operazione speciale oltre i confini non è un atto di guerra offensiva, che la Russia è una con l'Ucraina e c'è un unico popolo.

Il presidente Zelensky, sull'altro fronte, chiede intanto un negoziato ravvicinato ad alto livello. Ha bisogno di un cessate il fuoco per riorganizzare il suo campo e dare sollievo alla popolazione. I profughi fuoriusciti sono ormai un milione. L'Unione Europea ha trovato un accordo al suo interno per l'accoglienza privilegiata degli ucraini. Ma il flusso potrebbe aumentare vertiginosamente fino a 10 milioni di persone, avverte l'Onu. A quel punto, l'esercito di Kiev si troverebbe a difendere un Paese che ha perso un quarto degli abitanti.

La partita militare è comunque complicata anche per Mosca, sempre più isolata a livello internazionale - anche i suoi atleti paralimpici sono stati esclusi dalle Olimpiadi di Pechino - con ripercussioni sull'opinione pubblica interna. L'impressione è che Putin voglia accelerare per ottenere il più possibile in tempi brevi. Se l'Ucraina saprà resistere, si arriverà forse a una trattativa più strutturata in cui nessuno uscirà completamente sconfitto e potrà salvare la reputazione sul fronte interno. Al Cremlino siede però una sfinge ancora imperscrutabile.



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