sabato 16 aprile 2022
Un momento di passaggio nei combattimenti, mentre il Cremlino avrebbe fatto arrestare il comandante della sua flotta. Le mosse di un Putin "nell'angolo" potrebbero orientare la nuova fase della crisi
Guerra giorno 52, i segnali in arrivo da Mosca e la strana attesa sul terreno
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Nel 52° giorno di guerra in Ucraina non sembri un'assurdità o un'offesa affermare che il conflitto sta vivendo una fase sempre tragica ma interlocutoria. Certo, la messa fuori gioco della "Moskva" nel Mar Nero e l'assedio brutale a Mariupol sono davanti agli occhi di tutti, così come i nuovi lanci di missili in direzione di Kiev e Leopoli. Ma si dovrà probabilmente attendere ancora qualche tempo per vedere vere svolte nei combattimenti e nella crisi complessiva aperta dall'invasione russa del 24 febbraio. L'ultima escalation fra Mosca e il fronte occidentale è fatta soprattutto di parole e di annunci. Ha cominciato il Cremlino prospettando conseguenze "imprevedibili" se si continueranno a inviare armamenti alla resistenza ucraina. La replica è arrivata con le rivelazioni a mezzo stampa britannica che membri delle forze speciali di Londra sono a Kiev per addestrare le truppe locali all'uso di sistemi avanzati. Una sfida implicita alla Russia, proprio in contemporanea con lo status di persona non grata attribuito al premier Boris Johnson, bandito quindi da Mosca.

Ma Putin deve fare soprattutto i conti con i problemi interni. L'inefficienza mostrata dalla sua Armata ha già portato all'estromissione di comandanti e alti funzionari dell'intelligence. Nelle ultime ore sarebbe toccato al comandante della flotta impegnata nel conflitto, il vice ammiraglio Igor Osipov, arrestato dal Fsb, secondo fonti concordanti. Non è il primo e non sarà l'ultimo dei principali protagonisti delle disfatte russe a suscitare le ire dello Zar e a pagare personalmente. L'unica cosa che sembra avere funzionato nel dispositivo militare russo finora è stata la tattica del terrore e delle stragi. Si contano 900 civili vittime di esecuzioni nella zona occupata della capitale, in base alle ricostruzioni delle autorità locali ucraine. Numeri da confermare con indagini indipendenti, certo, ma il fenomeno non può essere negato. Le intercettazioni raccapriccianti tra i soldati e le famiglie in patria - confermate da giornalisti d'inchiesta sulla base di riscontri oggettivi - indicano come anche gli stupri siano stati usati in modo diffuso per umiliare e demoralizzare la popolazione inerme.

D'altra parte, la propaganda continua a martellare con ogni mezzo. Un opinionista sul principale canale tv di Mosca ha affermato che la stessa parola "ucraino" deve essere considerata un insulto e che per una volta ha ragione la Casa Bianca quando parla di genocidio nel Paese, perché quella deve essere la politica da adottare. Un estremista, seppure tollerato e applaudito in studio, non fa le scelte dei vertici politici, ma tutto va nella direzione di un programma che dove non riesce a conquistare mira a distruggere. Ciò ha prodotto una situazione in cui i negoziati sono soltanto una vaga possibilità in cui nessuna delle due parti, purtroppo, pare credere più (Zelensky ha detto che cesseranno completamente se a Mariupol saranno uccisi i resistenti che si arrendono). Sarà l'evoluzione bellica a dettare l'agenda della diplomazia, in una inversione totale dei ruoli e delle priorità che all'inizio del conflitto non sembrava possibile.

Ma cosa farà ora il leader che fa mettere agli arresti gli uomini cui aveva affidato l'operazione più delicata, quella che potrebbe ora persino mettere a rischio il suo potere? Dalle decisioni di Putin passa il prossimo scenario di guerra, dopo questa fase di transizione. Le truppe ucraine riceveranno altri rifornimenti dall'estero e hanno il morale alto. La morsa delle sanzioni si farà sempre più pesante sulla Russia: scatta il blocco dei porti italiani per le navi, nelle vie di Mosca si vedono offerte di spazi pubblicitari gratuiti dopo il ritiro di moltissimi marchi occidentali, solo per fare due esempi recentissimi. Paradossalmente, è ora il Cremlino che deve cercare una via di uscita dalla situazione che esso stesso ha creato. Se per timore dell'ingresso di Kiev nella Nato ha scatenato un conflitto che sta convincendo Finlandia e Svezia a unirsi all'Alleanza Atlantica, nel tentativo di aumentare il proprio status internazionale con un'azione di forza, la Russia rischia adesso di finire isolata e impoverita.

Per questo, i segnali che giungono da Mosca tradiscono debolezza ma provocano anche timori di qualche mossa di Putin dettata dalla rabbia e dalla frustrazione (si parla di una super bomba convenzionale dopo la meno credibile ipotesi di armi nucleari). Riportare tutti al tavolo di pace è un'impresa difficile, ma sarebbe probabilmente un errore pensare che la Russia possa accettare una "non vittoria" nel Donbass. Proprio ora che c'è attesa sul terreno, servono strategie su più piani per evitare che la guerra, come detto dal segretario di Stato Usa Blinken, duri per tutto il 2022. O anche oltre.





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