giovedì 27 luglio 2023
Secondo gli Usa, scattato a Sud-Est un attacco massiccio con le forze fresche. L'obiettivo è "isolare" la Crimea. Al vertice con i Paesi del continente, la Russia promette grano in cambio di appoggio
Il vertice di San Pietroburgo

Il vertice di San Pietroburgo

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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 519, caratterizzato da due notizie principali: il rafforzarsi della controffensiva di Kiev nel Sud-Est e il Forum Russia-Africa a San Pietroburgo, con il grano al centro dei colloqui.

Secondo fonti dell’Amministrazione Usa sentite dal “New York Times”, migliaia di soldati addestrati ed equipaggiati dall'Occidente e finora tenuti di riserva cominciano a essere impiegati nella battaglia sul fronte meridionale. “Questo è il grande test”, ha detto un alto funzionario statunitense. Da parte russa c’è stata l’ammissione da parte di Putin circa l’intensificarsi degli attacchi nella zona di Zaporizhzhia (“ma senza esito”), mentre altri esponenti delle Forze armate di Mosca hanno riferito di un’azione "massiccia", con circa 100 veicoli blindati, a sud di Orikhiv, una città sotto controllo ucraino a circa 90 chilometri a nord del Mar d'Azov.

L'obiettivo di Kiev sarebbe quello di interrompere il cosiddetto ponte di terra tra l'Ucraina occupata dai russi e la penisola di Crimea, o almeno di avanzare abbastanza da mettere la penisola nel raggio d'azione dell'artiglieria ucraina. Se avrà successo, la nuova operazione potrebbe durare da una a tre settimane, hanno spiegato funzionari ucraini a Washington.

In base a rapporti dell’intelligence statunitense, la decisione di sferrare ora un attacco in grande stile, dopo molte esitazioni, è dovuta al fatto che le forze ucraine hanno fatto progressi nello sgombero dei campi minati e delle fortificazioni russe e hanno intuito un'opportunità dopo la rimozione del comandante regionale russo. Inoltre, l'artiglieria ucraina è riuscita a colpire dietro le linee nemiche, creando una vulnerabilità da sfruttare se l’avanzata proseguisse. "I russi sono tesi", ha riferito dietro anonimato un funzionario occidentale al quotidiano americano.

La spinta generale verso Sud-Est, che comprende anche il fronte di Zaporizhzhia, ha tre assi, come obiettivi principali le città di Melitopol e Tokmak e come scopo finale interrompere la connessione tra territori controllati da Mosca e la Crimea occupata. Analisti ritengono che, se Kiev riuscirà a tagliare la linea ferroviaria a nord di Melitopol e a mettere sotto controllo l'autostrada M14, ciò farà un'enorme differenza per i rifornimenti e l’intera logistica delle truppe della Federazione. I tempi indicati potrebbero essere fin troppo ottimistici e anche il successo dell’operazione non è così scontato. Nei giorni scorsi, altri strateghi avevano sottolineato errori di preparazione nella controffensiva, in particolare per quanto riguarda lo sminamento e la capacità di rompere le fortificazioni erette dagli occupanti.

Per quello che concerne gli ordigni disseminati dai russi, l’Ucraina probabilmente è ormai il Paese con il maggior numero di dispositivi esplodenti interrati o nascosti nella vegetazione. Per consentire l’avanzata di mezzi e truppe, bisogna aprire corridoi, un’operazione rischiosa che prende molto tempo se non si hanno strumenti e personale adeguato. Lo stesso vale per le opere difensive che l’esercito di Mosca ha avuto il tempo di costruire in questi mesi. Dietro a tali muri, l’artiglieria può bersagliare gli attaccanti che con difficoltà cercano di trovare varchi. Anche in questo caso sono necessari blindati speciali e uomini ben addestrati al compito. Adesso, sembra che a Sud tali problemi siano stati in parte superati. La prova sarà data dal guadagno di terreno che le truppe ucraine riusciranno a ottenere, considerato anche l’utilizzo intensificato degli elicotteri da combattimento Ka-52 da parte di Mosca.

Sul fronte politico, come detto, a San Pietroburgo si sta svolgendo il vertice tra la Russia e gli Stati africani, che cade proprio a pochi giorni dalla disdetta di Mosca dell’accordo con Kiev sull’esportazione di grano. Una decisione fatta seguire dai bombardamenti in Ucraina di depositi di cereali e di scali per la spedizione. Entrambe le mosse hanno provocato un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e messo in allarme molti Paesi del Sud del mondo che dipendono dalle forniture europee per la loro sopravvivenza alimentare.

In questo quadro, il Forum assume un’importanza cruciale ma anche aspetti paradossali. Se infatti molti Stati del continente sono in buoni rapporti con Mosca (la milizia Wagner è attiva in diverse nazioni) o hanno tenuto una posizione di neutralità sull’invasione decisa dal Cremlino, l’ultima scelta di Putin sembra andare contro gli interessi dei suoi alleati o potenziali sostenitori. Non è quindi un caso che solo una ventina di Paesi africani (erano 43 al primo vertice del 2019) siano rappresentati a livello di capi di Stato e altri 10 da primi ministri. Quasi la metà dei partecipanti all’incontro ha invece inviato delegazioni di livello inferiore.

L'elenco degli assenti di rilievo comprende i leader di diverse grandi nazioni africane, tra cui il nigeriano Bola Tinubu e il keniota William Ruto, oltre a Félix Tshisekedi della Repubblica Democratica del Congo e il ruandese Paul Kagame. Presenti l'egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il senegalese Macky Salle e il premier etiope Abiy Ahmed.

Il presidente dell'Unione Africana e (delle Comore), Azali Assoumani, ha cercato di bilanciare il suo intervento affermando che il continente sarà ora gravemente colpito dai prezzi del cibo” e chiedendo di “facilitare la consegna di grano sia ucraino sia russo ai vari Paesi". "La crisi sta avendo un grave impatto sulla situazione, quindi risolvere questa crisi salverà un gran numero di vite di persone", ha sottolineato ancora Assoumani, per poi sostenere che "l'Africa è pronta a collaborare con la Federazione russa in tutte le direzioni. Mosca è un partner speciale per il continente".

La strada pare allora quella di chiudere gli occhi sull’invasione e le atrocità commesse cercando di ottenere quelle forniture e quegli aiuti di cui molti Stati hanno fortemente bisogno in chiave di sopravvivenza. È venuto loro incontro Putin, promettendo grano gratuito a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea.

Va ricordato che l'impegno assunto dalla Russia nel 2019 di raddoppiare gli scambi commerciali con i Paesi africani fino a 40 miliardi di dollari è stato disatteso, con un calo degli scambi a 14 miliardi di dollari. E circa il 70% di questo commercio avviene con soli quattro Paesi: Algeria, Egitto, Marocco e Sudafrica, come ha riferito il “Financial Times”.

Il presidente ucraino Zelensky ha rimarcato che la strategia russa è quella di guadagnare con la guerra anche attraverso la vendita di cereali dopo aver impedito di farlo all’Ucraina. Il prolungarsi del conflitto non potrà che peggiorare la situazione globale, malgrado quanto dichiarato dal capo del Cremlino al vertice di San Pietroburgo.

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