Ucraina e Russia: risuoni ciò che ci mantiene umani e apre vie di pace
venerdì 11 marzo 2022

Gentile direttore,
innanzitutto, grazie per le sue parole di ragionata speranza. Da molti anni seguo con interesse i suoi interventi, anche il 7 e 8 marzo pomeriggio, su Rai3, ospite del Tg3 Speciale condotto da Maria Cuffaro. L’ho ascoltata in questi giorni durante la tragica contingenza ucraina e ho sempre trovato che le sue parole fossero appropriate: mai una sbavatura, un tono eccessivo, pur avendo ben chiara la violenza inumana dell’aggressione. In particolare, mi riferisco alle parole, non solo sue, ma anche di altri suoi colleghi giornalisti, che hanno scatenato la reazione di persone che faticano, non tanto, a confrontarsi con la complessità, ma perlomeno a prenderne atto. Conosco la Russia solo attraverso qualche esame di storia all’università, i giornali e le molte letture che ora mi sono di aiuto nel tentativo di comprendere ciò che sta accadendo. Vasilij Grossman dice questo a proposito dei nazionalismi: «La lotta per la dignità di una nazione, per la libertà di una nazione è prima di tutto lotta per la dignità dell’uomo, per la libertà dell’uomo [...] Gli autentici combattenti per la libertà nazionale sono coloro che affermano la grande varietà e la grande ricchezza dei tipi umani di una data nazione, che rigettano la povertà dello stereotipo. [...] Il carattere nazionale esiste, certo, ma non è il fondamento della natura umana, bensì il suo colore, il modo in cui essa risuona» ( Il bene sia con voi!, Adelphi, Milano 2011, p. 156-157). Io non ho certezze granitiche e mi chiedo ogni giorno quale possa essere la soluzione di questo conflitto. Non ho risposte, ma tento di vivere e di pensare secondo coscienza facendo risuonare in me ciò che di umano mi avvicina alla popolazione ucraina aggredita e massacrata brutalmente e alla popolazione russa nel cui nome è stata attuata l’aggressione. Confido fermamente nella diplomazia, nella mediazione e nell’impegno civile di ognuno di noi. Grazie ancora.

Daniela Andriolo Vicenza

Diplomazia, paziente mediazione, civile e personale impegno: proprio così, gentile signora Andriolo. La pace, anche quando sembra una via impossibile, resta concepibile. Proprio come una figlia o un figlio. Perché è dono, e dunque pura e immeritata gratuità, eppure è fatica e responsabilità nostra. Anche nel nostro tempo di macchine e artifici sempre più letali, a differenza della guerra la pace senza gli uomini e le donne non si può fare.

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