Tutti i fratelli di Rosanna, il presagio di Natale
giovedì 21 dicembre 2017

Rosanna vive da sempre in carrozzina. Non cammina, non parla, riesce a fare pochissime cose. Una le riesce particolarmente bene: voler bene alle persone che incontra. Quando è venuta al mondo, 46 anni fa, sua madre che già di suo aveva gravi problemi e una vita spericolata, non ce l’ha fatta a tenere con sé una bambina con tetraparesi e ritardo psichico. Quando aveva pochi mesi di vita voleva affidarla a un istituto, ma Regina, la sua vicina di casa, le ha detto: «Lasciala a me, la prendo in casa mia insieme a mio marito e ai miei tre figli». E così Rosanna è diventata la beniamina di quella famiglia, trattata come una principessa da mamma Regina, che nel tempo ha ottenuto dai servizi sociali l’affidamento della piccola. Ora ha 46 anni, le sue performance sono ridotte al minimo, ma le limitazioni legate alla condizione fisica non sono un ostacolo alla sua voglia di vivere e di voler bene.

Anche per questo Rosanna fa parte dello 'squadrone della vita' messo in piedi dalla Cooperativa sociale Cura e Riabilitazione che da più di vent’anni a Milano aiuta le persone con disabilità mentale e fisica a scoprire e valorizzare i propri talenti. È uno squadrone di sei persone che una volta al mese scendono in campo a bordo di un pullmino e bussano alla porta di persone bisognose nella periferia milanese. Insieme a due volontari vanno a consegnare un pacco di viveri, preparato grazie alle donazioni ricevute dal Banco Alimentare, a chi stenta ad arrivare a fine mese, con una pensione o uno stipendio troppo magri per mantenere la famiglia. Dello squadrone, oltre a Rosanna, fanno parte altri disabili che insieme al pacco portano nelle case la loro voglia di vivere e di sentirsi protagonisti di un gesto di bene. È amore allo stato puro, quello che li muove. Un amore più forte dei limiti che ingabbiano il loro corpo e la loro voce, che si comunica con la semplicità di un sorriso, con la luminosità di uno sguardo, con la forza di un abbraccio che non necessita di parole per comunicare l’intensità che lo muove.

«È bello sentirsi amati, è ancora più bello se l’amore arriva da persone speciali come Rosanna e i suoi amici», racconta Consuelo, una donna peruviana che ogni mese apre le porte di casa allo squadrone della vita che l’aiuta a sfamare i suoi quattro figli. E Giuseppina, milanese doc, quando vede arrivare «i ragazzi della cooperativa» – per lei, che ha 93 primavere sulle spalle, tutti sono «ragazzi» – dispone in cerchio le sedie della sua piccola sala perché quei minuti trascorsi insieme la fanno ringiovanire. Li aspetta ogni mese, ma in questi giorni che precedono il Natale il loro arrivo ha un sapore speciale, come il presagio dell’incontro con Gesù che arriva a rendere lieta l’esistenza. Nel pacco che le viene donato ci sono scatole di pasta, caffè, biscotti per rendere più lieve la povertà materiale, ma dagli sguardi di quelle persone lei riceve molto di più. In quegli sguardi c’è la semplicità di chi è 'mancante' di tante cose, ma ricco di ciò che dà significato alla vita. C’è la consapevolezza che ognuno ha un posto in questo mondo, e può occuparlo con dignità in qualsiasi condizione si trovi, perché il valore di ogni uomo è infinitamente più grande delle sue limitazioni fisiche. «Io sono ciò che faccio», recita una pubblicità che in questi giorni riempie i muri delle città. No, non è così: ognuno di noi è molto più di ciò che fa. Siamo oggetto di un Amore più grande delle nostre capacità, delle nostre performance. E da questo Amore siamo resi capaci di amare secondo una misura a noi stessi sconosciuta. Amare una persona è vedere in volto Dio.

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