lunedì 14 giugno 2021
Due fratellini, Daniel e David, uccisi da uno squilibrato mentre giocano vicino a casa. Freddato anche l'anziano che ha cercato di difenderli
Una domenica di sangue e l'angoscia dei perché

Ansa

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È domenica, il giorno del Signore; l’estate, ormai alle porte, già spande nell’aria il profumo del sole cocente. Ad Ardea, due fratellini, Daniel e David, giocano nei pressi della loro casa. Accade tutto all’improvviso. Da un’auto scende in gran fretta un uomo. Ha con sé una pistola. La usa. Senza un motivo, come obbedendo a una voce misteriosa e lugubre, spara. Salvatore Ranieri, un arzillo nonnino di 74 anni che sta facendo un giro in bicicletta, si rende conto del pericolo. Urla. Lo sconosciuto con la pistola in mano e la follia in testa, lo fredda. Poi spara ancora. Daniel e David si accasciano. Terrore allo stato puro. Un incubo. La gente scappa. Grida. Telefona chiedendo aiuto. Un folle. Un folle sta seminando morte.

A raccogliere gli ultimi, strazianti rantoli dei bambini resta il loro papà. I soccorsi finalmente arrivano. Le sirene squarciano l’aria e gli animi. I ragazzini sono ancora in vita. Presto, occorre fare presto. Chissà che non potrebbero salvarsi. I credenti pregano. Il padre stringe forte le loro manine, li coccola, li incoraggia: «Forza, non è niente. Papà sta qui con voi. Adesso andiamo in ospedale… ancora un poco e tutto sarà finito. Poi ce ne andremo al mare, vero?». Bugie pietose più tenere e preziose di ogni verità. I bambini, purtroppo, non ce la fanno, e, uno dopo l’altro, diranno addio alla vita.

L’assassino, intanto, si è barricato in casa. È pericoloso, potrebbe uccidere ancora. E, infatti, rivolge l’arma maledetta verso se stesso e fa fuoco. Si saprà che è un ingegnere informatico di 35 anni, Andrea Pignano. Le famiglie e gli amici delle vittime, gli italiani tutti, impazziscono dal dolore e dalla rabbia. Lo sconcerto non trova requie. Ma perché Andrea ha fatto questa strage? Non c’è niente di più angosciante dei “perché” senza perché. Le reazioni si scatenano. Com’è possibile? Come possono accadere queste tragedie in un Paese come il nostro? Si va alla ricerca di eventuali responsabili. Se aveva problemi di sanità mentale – ci si chiede – come faceva a girare armato? Nessuno si è accorto di niente? E i servizi sociali? Si saprà che già altre volte aveva sparato a vuoto; che i vicini, pur temendolo, non avevano mai sporto denuncia. La mamma, troppo debole per fronteggiare da sola quel figlio armato e violento, fu l’unica a correre in caserma: un “trattamento sanitario obbligatorio” di pochi giorni e il poi ritorno a casa.

Ci sarebbe da riflettere tanto. I disagiati mentali pesano sulle famiglie e sul vicinato che si sentono impotenti. Un forte senso di rabbia serpeggia fra gli italiani. Qualcosa inizia a trapelare. La pistola, di suo padre, guardia giurata, era scomparsa dopo la sua morte. Sua mamma, disperata, dice che era “solo e isolato”, disoccupato, con problemi psichici.

Lentamente, passano le ore. Che cosa possiamo dire di sensato su quest’ultima domenica di primavera macchiata di sangue e di terrore? Alla feroce banalità del male che, incurante e orbo, si abbatte all’improvviso sulla vita degli innocenti, possiamo solo opporre la nostra attenzione e la responsabilità che abbiamo verso tutti. Senza gettare la croce sulle spalle di nessuno, occorre pur dire che se tutti coloro che in un modo o in altro, nel tempo, hanno avuto a che fare con lui - i servizi sociali, le forze dell’ordine, i familiari, i conoscenti, i vicini - avessero fatto tutto ciò che rientrava nelle loro pur limitate possibilità, forse questa sciagura immane si sarebbe potuta evitare.

Nostro compito, oggi, è rimanere accanto alle famiglie colpite da codesti lutti e assumere su noi almeno un poco del loro straziante dolore. Solo il pensiero che la vita dei loro cari non si è spezzata ma continua in un’altra dimensione, può portare in queste famiglie un pizzico di sollievo. Con il dolore e la morte, che tante volte arrivano spietati e inaspettati, la nostra battaglia sarà sempre impari. Sosteniamo con la preghiera e con l’affetto coloro che da questa follia omicida sono stati duramente colpiti. Perché non abbiano a soccombere sotto il peso di un dolore atroce, lancinante, assurdo.

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