domenica 18 agosto 2019
Provo disagio per l’abuso di invocazioni alla Madonna da parte di un leader politico che non brilla per comportamenti personali particolarmente coerenti...
Tra battaglie reali e storie inventate
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Caro direttore,

vorrei esprimerti anche il mio disagio – condividendo quello di tanta parte delle realtà cattoliche – per l’abuso di invocazioni alla Madonna da parte di un leader politico che non brilla per comportamenti personali particolarmente coerenti dal punto di vista della morale cristiana, e la cui parte politica ha per di più furtivamente sottratto agli italiani 49 milioni di euro. Sembra peraltro che una consistente porzione di italiani, e anche di credenti, dia credito a una demagogia orale che sta spingendo l’Italia verso l’isolamento. Ma ti scrivo soprattutto perché vorrei ricordare che la Lega inalbera come simbolo Alberto da Giussano, un personaggio probabilmente mai esistito, così come è tutta un’invenzione la leggenda della Compagnia della Morte che avrebbe contribuito alla sconfitta del Barbarossa nella battaglia di Legnano. Ciò risulta dagli studi storico-scientifici di un dotto prete di provincia, il brianzolo don Rinaldo Beretta (1876-1976), probabilmente il più autorevole studioso della sua terra.

Egli ha analizzato tutte le testimonianze mettendo fortemente in dubbio l’esistenza di Alberto da Giussano, della Società e del giuramento di Pontida. Non vi è traccia, nelle cronache serie dell’epoca, della Compagnia della morte – i novecento cavalieri comandati dal Giussano e che avrebbero fatto mirabilia nella battaglia di Legnano, questa sì svoltasi effettivamente il 29 maggio 1176 – e del loro capo, dei trecento fanti del Carroccio e dei trenta carri falcati che si pretende abbiano contribuito alla sconfitta del Barbarossa. Sembra per contro che le truppe imperiali siano state sbaragliate da compagnie di arrabbiatissimi cittadini, per lo più appiedati e armati di lance e forconi, che difendevano la propria vita e i propri beni dall’esosità dei balzelli della Casa di Hohenstaufen.

Forse, caro direttore, mi sono dilungato troppo e te ne chiedo scusa, ma mi premeva di ristabilire alcune verità, almeno per i lettori di “Avvenire”, se lo ritieni opportuno. Un caro, cordiale saluto

Angelo Paoluzi

Pubblico volentieri il promemoria che mi proponi sul giornale che tu hai diretto prima di me, caro Angelo. Sarà utile a tanti, anche ai nostri lettori che dieci anni fa (era l’ottobre del 2009 «L’invenzione del guerriero» hanno potuto leggere degli approfonditi studi di don Beretta su Alberto da Giussano per la penna del suo omonimo, e nostro collega, Roberto Beretta. Un abbraccio.

Marco Tarquinio

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