lunedì 24 ottobre 2011
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La Giornata missionaria mondiale che la Chiesa cattolica celebra in questa domenica di ottobre è un appuntamento dalla forte valenza ecclesiale, che dovrebbe scuotere le coscienze su scala planetaria. Non foss’altro perché mai come oggi è necessario evangelizzare una società globalizzata, segnata non solo da una crisi sistemica dei mercati finanziari ma soprattutto da una deriva antropologica per certi versi molto più inquietante per le sue immediate ripercussioni sulla persona umana creata a immagine di Dio. È vero che quanti hanno provato lo choc della precarietà o l’angoscia delle tragiche ambiguità impresse dalla storia si accostano più di altri al mistero di Dio, ma oggi s’impone l’urgenza di testimoniare le verità evangeliche a tutti, animati dall’intento di renderle intelligibili al mondo intero. Paolo VI nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi scriveva che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Il cristianesimo, infatti, è una religione che non si limita a enunciare i valori ma esige che essi vengano autenticamente testimoniati, non ammettendo la separazione tra princìpi enunciati e incarnati. Un’istanza dunque di grande attualità, in linea con gli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo offerti dal nostro episcopato per il decennio in corso e che Missio – organismo pastorale della Cei – riafferma con forza oggi, proponendo per questa Giornata mondiale uno slogan – «Testimoni di Dio» – più che eloquente. La missione – si dice, certo non senza ragioni – sarebbe ormai da circoscrivere al nostro Paese. Eppure proprio oggi, per quanto sia evidente il deficit di testimonianza nei comportamenti più quotidiani (in parte a causa dell’immobilismo di alcune tradizionali agenzie educative), c’è davvero bisogno di promuovere un sussulto di missionarietà, nella consapevolezza che essa rappresenta l’antidoto nei confronti di processi devastanti di mondializzazione che penalizzano fortemente l’uomo e dunque lo stesso dettato evangelico. Non ignoriamo chi nella Chiesa inquina la testimonianza con scandali ingiustificabili, ma è importante oggi ricordare anche quanti in vari Paesi del Sud del mondo hanno versato il loro sangue a causa della fede, fino al martirio. Ecco perché in questa domenica missionaria non possiamo fare a meno di rivolgere il pensiero a padre Fausto Tentorio, ucciso lunedì scorso a Mindanao, nelle Filippine. La sua morte, ultima di una lunga serie, ci interpella sul perché ha dato la vita per la causa del Regno, difendendo fino all’ultimo i diritti degli oppressi in una remota periferia del mondo. Una scelta all’insegna dell’autenticità e della gratuità, distante anni luce da certo algido bigottismo dei "benpensanti". Padre Fausto, come tanti altri apostoli del Vangelo impegnati nell’evangelizzazione ad gentes, ha reso onore al nostro Paese proprio nel 150esimo dell’Unità d’Italia. Nella Giornata missionaria mondiale siamo chiamati a offrire sostegno spirituale e materiale alle giovani Chiese, attraverso le Pontificie Opere Missionarie, ma non mancheremo di leggere nelle loro vicende la forza limpida della testimonianza che ci restituiscono giorno per giorno. Una cosa è certa: «Il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto – ci ricorda Benedetto XVI nel suo messaggio – ma è un dono da condividere, una bella notizia da comunicare. E questo dono-impegno è affidato non soltanto ad alcuni, bensì a tutti i battezzati, i quali sono "stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato", perché proclami le sue opere meravigliose». Monsignor Guido Maria Conforti, fondatore dei missionari Saveriani, e don Luigi Guanella, apostolo dei sofferenti – che proprio oggi il Papa proclama santi –, ci aiuteranno a essere senza più esitazioni testimoni di Dio.
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