domenica 13 marzo 2011
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Caro direttore,chissà quante volte mi è capitato, dopo aver incontrato una persona, di salutarla con l’espressione convenzionale: «Ci vediamo». Talvolta, però, quando l’incontro è un Incontro, anche il saluto cambia, e diventa: «Allora, quando ci vediamo?». Mi è capitato di recente con un amico conosciuto da poco e che mi aveva colpito per la sua passione, per il suo impegno nella scuola, per il gusto con cui vive tutta la realtà… e l’ho salutato così: «Allora, adesso quando ci vediamo?». Così, quando mi ha detto che si trovava a fare tre giorni di convivenza con altri amici delle superiori al Santuario di Oropa, ho preso la macchina e sono andato a trovarlo. Ho chiamato un amico prete e l’ho invitato, così, dopo la Messa del mattino, siamo partiti. Arriviamo e troviamo ancora la neve che custodisce gelosamente, con il suo manto bianco, tutte le preghiere che impetuose si elevano in quella bellissima casa di Maria e che in quel silenzio assoluto pare di poter quasi sentire. Abbiamo il tempo solo di pranzare insieme. Recitiamo l’Angelus e ci buttiamo sui piatti. Mentre mangiamo, però, la curiosità che nasceva in me nel vedere i loro volti e nel sentire i loro discorsi, esplode in una domanda: «Ma perché siete venuti qua?». E quel mio amico risponde: «Perché mi aiuta studiare con loro, fare con loro le stesse cose». Fra me pensavo che la Quaresima è il momento in cui la Chiesa ci chiede di fare insieme le stesse cose, di seguire la stessa via per incontrare Cristo (come ha detto il Papa, mercoledì scorso) perché divenga per noi più familiare. Inizio così questo tempo, con davanti lo sguardo di quei ragazzi che non vorrei dimenticare mai, perché sono la prova che la purezza non è solo del candore della neve, ma di ogni uomo vivo, di ogni uomo che ha il coraggio di fare le stesse cose insieme agli altri, almeno in questi quaranta giorni.

don Simone Riva, Arconate e Dairago (Mi)

Lei ci dice, caro don Simone, che possiamo farcela a sovrastare di silenzio i frastuoni, superare le distrazioni, recuperare essenzialità, riconquistare il senso pieno dell’incontro. Possiamo farcela, anche oggi, anzi proprio oggi, a pensare la Quaresima come un incontro con Lui e con noi. Ha ragione, possiamo farcela a darci un tempo cristiano da uomini e donne vivi. E senza maschera.

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