La disarmante pazienza che costruisce la pace
sabato 9 settembre 2017

Nel lungo percorso di formazione dell’Europa moderna, Münster e Osnabrück, nel cuore della Germania, sono due antichi e importanti cartelli indicatori sulla via della pace: quella di Vestfalia, nel 1648 che mise fine alla Guerra dei trent’anni, combattuta tra cattolici e protestanti. Volgere lo sguardo secoli addietro può voler dire sfidare la polvere di archivi, oppure cercare di riprendere il filo di un passato che ha ancora parole per l’oggi.

Nell’itinerario dei luoghi visitati sulla scia dell’incontro convocato ad Assisi da Giovanni Paolo II 31 anni fa, la scelta della Comunità di Sant’Egidio, per il meeting 2017 – aperto da oggi fino a martedì – è quello che più di ogni altro alla storia lascia la parola, portandola a testimonianza del presente e riconoscendola, allo stesso tempo, cattedra di futuro. Münster e Osnabrück hanno infatti molto da dire: ciò che i Trattati, a loro nome, hanno tramandato nei secoli – la nascita degli Stati moderni, con alla base i princìpi fondamentali della sovranità e della non ingerenza – è storia ancora in corso d’opera; e su un campo d’azione ben più vasto del perimetro dell’Europa centrale in cui la Guerra dei trent’anni spense i suoi ultimi fuochi. Lo scenario è ora quello di una globalizzazione a chiara vocazione mercantile, decisamente poco attenta a temi di tale portata. Non è difficile scorgerne le derive, sotto forma di scorrerie, non solo di armi, ma di diritti calpestati che hanno riportato in vita le antiche piaghe della schiavitù e dell’asservimento di uomini e popoli.

Con il bando alle "guerre di religione" dalla pace di Vestfalia in poi «uccidere in nome di Dio» divenne non più solo una bestemmia morale, ma anche una intollerabile distorsione di stampo politico che, peraltro, metteva a rischio la nascita di Stati moderni. Fino a tutto il Novecento, l’ordine internazionale delineato nel Land più popoloso della Germania, ha mantenuto i tratti essenziali della propria architettura; ed è per questo che rileggere le pagine di quella storia, rivisitare in concreto quei luoghi, porta a scoprire le tracce delle vie di pace dell’oggi e a considerare come le religioni possano illuminare il cammino.
Il terreno non è meno ricco di insidie rispetto al passato. Il Vecchio Continente ha una sua forma di unità istituzionale che non lo pone tuttavia al riparo da disgregazioni e squilibri né dal risorgere di nazionalismi, settarismi e visioni di potere che devono preoccupare moltissimo. L’incubo del terrorismo è poi il mostro che continua ad aggirarsi e a spargere lutti nelle sue città. Anche in assenza di guerre dichiarate, la paura – del forestiero, dell’immigrato, del diverso – sembra essere ancora il sentimento dominante.

Chiamare in causa la storia è un passaggio obbligato in ogni percorso che miri alla pace, ma senza un’attualità all’altezza, anch’essa finisce per ripiegare su se stessa. È il rischio che tiene lontano, in questo campo, la predicazione e l’opera di papa Francesco, tanto più in questi giorni del pellegrinaggio di riconciliazione in Colombia, che in un altro continente e in un altro emisfero, amplifica in senso universale il messaggio. Vestfalia riporta a Lutero e alla Riforma che proprio quest’anno celebra il quinto centenario. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso come via alla pace, insieme alla misericordia, sono il segno di questo pontificato che ha portato Francesco a farsi pellegrino nelle terre della divisione. Dopo secoli di incomprensioni, il Concilio ha inaugurato un clima nuovo dando spazio a un dialogo che rappresenta la storia in corso nei rapporti tra Chiese cristiane e confessioni diverse. Non si cercano Trattati, ma a ogni passo avanti si fa più vicina anche la pace, perché non solo quella di Vestfalia, ma la pace in sé non è rievocazione. In questo senso, puntando su Münster e Osnabrück, il meeting di quest’anno della Comunità di Sant’Egidio della pace sembra evocare un requisito non sempre posto in primo piano: la pazienza, e non certo come semplice e pacata attesa, bensì come faticosa e fertile fatica alla ricerca di tutto ciò che può rendersi utile a un cammino da compiere. Non è cosa di poco conto.

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