venerdì 17 ottobre 2014
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Il voto sul documento finale del Sinodo è ormai prossimo. «Sarei sorpreso che non si arrivasse ad un consenso sull'insieme del testo» ha detto al briefing quotidiano della Sala Stampa il presidente dei vescovi francesi, monsignor Georges Pontier. Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi, dal canto suo ha ribadito che la Relatio Synodi rispecchierà «la volontà da padri sinodali di trovare un cammino comune». E dalle premesse rappresentate dal lavoro dei padri in questi giorni si può cogliere una volontà. Dal «resoconto di lavoro» svolto in questi giorni dai Circoli minori dei diversi gruppi linguistici (che si è voluto pubblicare facendo onore alla trasparenza) emerge soprattutto l'immagine di una Chiesa che non ha avuto paura del confronto nel suo interno e nei confronti delle realtà vissute dalle famiglie nel contesto globale del nostro tempo, ed è cosciente che occorrono nuovi linguaggi e nuovi approcci pastorali per arrivare a tutti, per farsi prossimi. Perché nessuno sia escluso. «L'esclusione non è la lingua della Chiesa», si è rilevato ancora, «e non è possibile dire alle persone che vivono in situazioni familiari irregolari "tu sei un cristiano di seconda o terza classe"». Anche riguardo alla vexata quaestio sui sacramenti per i divorziati risposati si è perciò discusso e si è espressa la volontà di continuare ad approfondire ulteriormente e pastoralmente la questione con proposte possibili, ferma restando la dottrina sull'indissolubilità del matrimonio. E ora che si sta per arrivare al termine di questa prima tappa del cammino «qual è la volontà del Papa in merito a questo problema?», ha chiesto senza tanti giri di parole un giornalista al cardinale Marx. «Non deve chiederlo a me – ha risposto il presule tedesco – ma il Papa ha chiesto di affrontare anche questo tema, e questo tema è stato affrontato, ha chiesto a tutti un confronto, un dibattito franco, e questo dibattito aperto e leale c'è stato». È l'ex voto prima del voto di questo Sinodo. Che ha portato la Chiesa a interpellarsi, a intraprendere un cammino di discernimento e ad aprire gli occhi sulla realtà guardando alle famiglie per quello che oggi sono e non soltanto per come dovrebbero essere. Così si è superata la chiusura e il timore di quanti dichiaravano inammissibile anche soltanto la discussione sulla disciplina attuale riguardo ai divorziati risposati. Così come pure si è smantellata l'attesa di quanti hanno fantasticato clamorose decisioni in aula e cambi di dottrina. Il cammino è ancora aperto. E «bisogna andare avanti con coraggio», come ricorda Francesco. Perché? «Perché per le ferite e le fragilità Dio parlò. E bisogna vedere cos'è necessario. Senza previsioni e ricette ma con apertura generosa».
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