martedì 27 gennaio 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
«L'antisemitismo, l’odio nei confronti del popolo ebraico, è stata e rimane una macchia sull’anima dell’umanità». Le parole di Martin Luther King, pronunciate nel 1969, hanno ancora oggi la forza per superare ogni forma di retorica. Se oggi celebriamo il Giorno della Memoria è perché vogliamo ricordare la Shoah, un evento straordinario per la sua tragicità e per le aberranti ragioni che la causarono. Lo sterminio degli ebrei fu possibile grazie alla combinazione di diversi elementi eccezionali. Fu politicamente determinato ma fu anche preparato prima, coltivando un sentimento ostile nei popoli europei, e pianificato poi con disumana determinazione. La Shoah giunse alla fine di una campagna in cui l’odio per gli ebrei venne alimentato grazie a una mistura di crudeli bugie che trovarono nell’ignoranza e nella paura il terreno adatto per attecchire. Ignoranza, paura e crudeltà che ancora oggi minacciano la convivenza civile, la democrazia, il futuro della costruzione europea. Il modo più coerente di celebrare e rendere omaggio alle vittime, a ogni vittima innocente, di quella tragedia, che ancora oggi interroga le coscienze di ciascuno, è quello di coniugare l’amore per la pace, la tolleranza, il rispetto di ogni identità con la difesa attiva, tenace, senza cedimenti contro ogni tentativo di far riemergere spinte antisemite, spesso nascoste dietro un più comodo, ma altrettanto insidioso antisionismo. Oggi, come allora, non solo è doveroso rifiutare ogni pulsione antisemita, ma anche riconoscere nell’antisionismo le radici di un’intolleranza antica, di cui va contrastato ogni rigurgito. Perché fa male a noi italiani, a noi francesi, a noi tedeschi, cioè a noi europei, dover constatare che nelle nostre democrazie gli ebrei non si sentono al sicuro e cresce il flusso di coloro che lasciano i Paesi dell’Unione per trasferirsi in Israele. L’Europa è nata sulle macerie di Auschwitz. È nata per rendere impensabile, ancora prima che impossibile, che potessero di nuovo accadere quegli orrori; e la nostra Unione dichiarerebbe il suo fallimento se gli europei di religione ebraica decidessero di abbandonarla. Sono le nostre democrazie a dover fare i conti con spinte nazionaliste, xenofobe, razziste, dettate da pulsioni e paure antiche. Sono le nostre democrazie che rischiano di snaturarsi sotto l’assedio di nuove ingiustificate fobie, come l’islamofobia. Oggi come ieri l’antisemitismo minaccia la nostra libertà quanto quella delle sue vittime designate: gli ebrei. Il nazifascismo con tutte le sue orrende propaggini è nato in Europa ed è l’Europa ad avere il dovere politico e morale di impedirne antistoriche nostalgie. Così come l’Europa, senza imporre nuovi integralismi ai fedeli di altre religioni, dovrebbe ricordarsi anche delle sue radici cristiane quando si tratta di difendere il diritto a professare il proprio credo in Paesi a maggioranza musulmana. Non è possibile che in Africa e Medio Oriente si susseguano gli attacchi a chiese e fedeli cristiani "colpevoli" di non praticare lo stesso culto del resto della popolazione. Se vogliamo rimanere ciò che siamo, cioè la culla del diritto e della tolleranza e della laicità, dobbiamo saperle difendere quando, in continenti diversi dal nostro, le nostre stesse libertà vengono messe quotidianamente in discussione. Il terrorismo è un mostro che odia l’umanità, odia ciò che siamo, i nostri valori, le nostre libertà. Dobbiamo aprire un nuovo cantiere europeo per assicurare a tutti il diritto alla sicurezza e la sicurezza dei diritti e del principio di legalità. Il rilancio dell’Europa politica e democratica oggi deve cominciare dalla nostra risposta comune alle nuove minacce interne/esterne: il razzismo, l’antisemitismo, il terrorismo e l’intolleranza. Minacce transnazionali che possiamo affrontare e sconfiggere solo con una nuova politica transnazionale delle libertà e della sicurezza: se non sapremo esercitare insieme la nostra sovranità a livello europeo perderemo drammaticamente sia la sovranità reale dei nostri Stati che la sicurezza reale dei nostri cittadini. Il modo più coerente che abbiamo oggi di celebrare e rendere omaggio alle vittime della Shoah è coltivare il coraggio politico di resistere a spinte antisemite e intolleranti, lesive della libertà religiosa e della democrazia. Perché il "mai più" non appartenga solo alla nostra memoria ma ispiri sempre la nostra azione politica oggi e domani. *Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari e alle Politiche europee
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: