Nei giorni scorsi ad Atene, culla della civiltà europea, con settanta poeti da tutto il mondo invitati al festival del Poets Circle si leggeva e conversava sulle energie spirituali che, al di là e anzi attraverso le differenze, possono tenere insieme le persone. Le energie spirituali sono quelle che animano il cuore degli uomini alla ricerca del bello e del vero, più ancora che dell’utile. Noi tutti sappiamo infatti che si può avere una vita piena di cose utili, ma senza bellezza e verità ogni cosa perde sapore e si deprime. Oggi i giornali ci parlano di possibili ulteriori divisioni e tensioni in Europa e anche in Italia.
Sono tensioni forti in alcuni luoghi come la Catalogna o più saggiamente gestite, come pare, in Lombardia. E intanto, mentre scrivo, tre ragazzini di etnie straniere chiacchierano nel piazzale davanti alla stazione della mia città. Ci sono suddivisioni amministrative, forse anche politiche che possono verificarsi, si possono forse cambiare le mappe. Ma il fatto è che saremo comunque insieme, vicini, mischiati. Anche se non uniti saremo comunque costretti a vivere insieme. Addossati, se non uniti.
E dunque la domanda più urgente riguarda che cosa ci può unire, più ancora di come ci divideremo. Il grande poeta Thomas S.Eliot immagina una Straniera in visita alla città, Londra. E alla sua domanda su quale sia il senso della convivenza, Eliot indica la terribile risposta data dai cittadini: «Ci accalchiamo per trarre denaro l’uno dall’altro». L’Europa comunque la si organizzi deve decidere se essere calca dominata dall’interesse o comunità unità da uno spirito. È una decisione non solo culturale, ma politica più importante di tante altre, più urgente. Da questa discendono conseguenze gravi. In questa epoca che i sociologi chiamano del 'gremito', illudersi che tracciare confini, cambiare amministrazioni risolva il vero grande problema, ovvero che cosa ci unisce, è non solo illusorio ma irresponsabile. Tutti coloro che stanno lavorando al mantenimento della mappa esistente, ma anche coloro che stanno lavorando per cambiarla non possono eludere la questione. Se lo fanno, in ogni caso, la loro intenzione politica sarà vana.
Non vedono infatti che da ogni parte sale un grido muto di trovare forme di possibile convivenza? Specie tra i più giovani che, sempre più viaggiatori, infatti si scambiano attraverso la musica, e anche la poesia e la letteratura, il desiderio di essere una comunità. In Europa se ne dibatte da anni, troppo spesso con vuota retorica. Le energie spirituali, infatti, come le economiche, hanno bisogno di cura, di investimento, di coraggio. E di non essere falsificate. Le energie spirituali per tenere insieme una Europa che non sia solo un mercato spietato e caotico ci sono. Ma occorre decidere se si punta su di esse o se invece si accetta che sia un altro genere di energia, puramente economica e fondata sull’interesse, a dominare il futuro. Più divisi e più poveri spiritualmente non è meglio di più uniti politicamente. E viceversa nessuna unità puramente politica e amministrativa è in sé garanzia di una società più giusta e libera. Il compito è immane, lo sarà – a giudicare dal vento che soffia – sempre di più.
Occorrono uomini liberi e non ricattati, che sanno da dove attingere tali energie. Non saranno più confini o meno confini, muri e barriere, a fare l’Europa del futuro, a conservarla da gravi disgregazioni all’interno di piccole o grandi patrie, ma più viandanti dello spirito, più luoghi dove si coltivano le cose delle anime.