domenica 30 novembre 2008
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Tempo di Avvento, tempo di speranza. Con l'Avvento si apre il nuovo anno liturgico e la Chiesa fa memoria viva dell'amore infinito di Dio per gli uomini e della pace donata nell'incarnazione del Verbo. Tempo forte per annunciare la salvezza: la carne dell'uomo, destinata alla corruzione e alla morte, per la venuta del Figlio è rivestita di luce. Ecco, il Signore viene: quel giorno brillerà una grande luce. Dio si è rivelato ed ha promesso: non vi lascerò prigionieri della morte. L'Avvento celebra il Dio della speranza e vive la gioia dell'attesa dell'incontro. Il cielo scenderà sulla terra quando gli angeli grideranno: «Gloria a Dio e pace agli uomini». Solo allora sarà Natale. Dio entra nella storia e mette in discussione le certezze umane, il suo ingresso sconvolge le vie degli empi e spiana la strada dei cercatori di luce. Chi non sarà pronto ad accoglierlo non potrà fare festa: bisogna svegliarsi dal sonno, bisogna preparare le vie del Signore che sta per arrivare. L'attesa del Redentore può essere solo gioiosa come soleva dire il cardinale Schuster: «Un santo entusiasmo, una tenera riconoscenza». Eppure, dire che domani verrà il giorno del riscatto non è facile se il presente è consumato dal dolore. L'uomo della strada non riesce ad accettare una pratica religiosa separata dal quotidiano, dalle attese dell'oggi con le sue problematiche e le sue domande. La gente vive tensioni e contraddizioni ed è poco credibile che possa lasciare fuori dal suo credo e dalla sua religiosità il bagaglio personale della sua storia. Fuggire dalle domande che l'uomo pone non è attendere la venuta della verità. Per l'amore di Dio l'uomo è redento e proprio questa certezza muta perfino l'ora presente rendendola capace di ottimismo. La nostra società conosce una crisi persistente ed una sofferta aspirazione a un diverso modo di concepire la vita. La crisi economica, che mette a rischio la convivenza sociale, non è stata causata da fatalità, ma ha radici in un diffuso e ostinato comportamento di superficialità. Il consumo incontrollato e lo spreco non solo sono immorali, ma hanno provocato conseguenze dannose per i poveri e continuano a costruire falsi idoli soprattutto fra i più giovani. È necessaria una decisa inversione di rotta nelle strutture pubbliche per superare la disaffezione alla vita sociale e politica. Il rischio per tanti di perdere il lavoro è reale e il grave problema occupazionale può trasformarsi in una vera calamità sociale. Uscire dalla crisi richiede un impegno faticoso per tutti gli uomini di buona volontà. L'Avvento, come ogni altro dono che viene da Dio, non appartiene solo alla tradizione liturgica della Chiesa: è un'opportunità di conversione data agli uomini di ogni tempo e di ogni condizione. L'attesa del Natale potrebbe risvegliare, pur nella piena coscienza della fragilità umana, il senso della dignità ritrovata, del rispetto dovuto ai diritti di ogni uomo, alla sua fatica e al suo destino per riuscire ad entrare nella logica della condivisione e della solidarietà. Cristo sta per arrivare: sarà accolto nella società dell'individualismo? Abbiamo vissuto un tempo offuscato dal fascino di ingannevoli promesse di cui solo ora avvertiamo le pesanti conseguenze. Tuttora siamo esposti ai gravi fenomeni che hanno corroso la convivenza civile, quali la sottrazione di capitali necessari al bene comune, la violenza di stampo mafioso e camorristico, la corruzione dilagante. Il tempo di Avvento è un aprirsi coraggioso a Cristo che viene. Se nascerà nella nostra vita, se gli permetteremo di entrare sarà finalmente festa, quella vera.
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