Oltre il gioco delle parti, c'è un'alternativa virtuale e solidale
lunedì 13 novembre 2023

Generale nelle intenzioni, di fatto solo plurisettoriale. La Commissione di garanzia sullo sciopero ha deliberato così che la mobilitazione indetta da Cgil e Uil per protestare contro la Legge di bilancio non rientra nella categoria degli “scioperi generali”, essendo esentati sedici settori. Di conseguenza, come per le altre astensioni dal lavoro semplicemente “nazionali” questo sciopero va limitato ad alcune fasce orarie. In particolare nel settore dei trasporti pubblici, ambito in cui i cittadini avvertono i maggiori disagi, soprattutto perché quest’ultima protesta arriva dopo una serie di altre agitazioni per il rinnovo dei contratti e le condizioni di sicurezza dei lavoratori, piazzate come da antica prassi di venerdì. E proprio quest’ultima ricorrenza del giorno di protesta ha dato il destro al ministro dei Trasporti per accusare il leader della Cgil di fare «i capricci per poter godere di un weekend lungo».


Ora, mettendo da parte le tecnicalità della legge di garanzia sugli scioperi, le prese di posizione del ministro paiono decisamente fuori tono. E controproducenti, se si vuole evitare uno sterile braccio di ferro peraltro già annunciato da Cgil e Uil, decise a non ottemperare alle richieste del Garante. Questa Legge di bilancio, infatti, a nostro avviso non vale uno sciopero generale, ma allo stesso tempo chi protesta legittimamente non merita di essere né banalmente deriso né tantomeno demonizzato. La manovra impostata dal Governo presenta diversi aspetti critici, in particolare nel finanziamento dei fabbisogni della sanità e del sociale, e più che altro sembra caratterizzarsi per tanti “vorrei ma non posso”. Mostra però un’attenzione ai redditi più bassi e alle famiglie che è apprezzabile, per quanto limitata a un solo anno. Nella condizione data – con i conti pubblici per nulla in salute e una difficile congiuntura internazionale – sicuramente non si poteva fare di più e, probabilmente, poco di meglio.

Non di meno, però, è stridente la contraddizione e la distanza che si avverte tra le previsioni della manovra, basate su realtà e necessità, e i proclami del ministro Salvini su pensioni, fisco, difesa dei salari, attenzione ai disabili. Tanto da far sospettare che la strategia di “buttarla in caciara”, denigrando i sindacati, sia soprattutto il tentativo di deviare il malcontento popolare dalle proprie insufficienze a quelle della Cgil, che da parte sua non si è fatta scrupolo di minacciare lo sciopero generale assai prima che della manovra fossero abbozzati i contorni. La confederazione guidata da Maurizio Landini ha una concezione dell’azione sindacale che è tutt’uno con quella politica, con confini incerti tra il ruolo di promozione sociale e quello di parte politica non eletta. Ma può un ministro non rendersi conto che parlare in modo sprezzante di “weekend lungo” per dipendenti che lavorano normalmente su turni anche il sabato e la domenica – e nella gran parte non possono permettersi neppure una gita fuori porta – dà solo la misura della percezione distorta della realtà di cui soffrono molti politici?

Proprio quella realtà, oggi tanto complessa quanto difficile, che richiederebbe ben altri atteggiamenti e comportamenti da una parte e dall’altra. Anziché restringere gli spazi della protesta andrebbero allargati quelli del confronto aperto; invece di deridere chi sciopera ascoltarne le ragioni profonde di malcontento; piuttosto che alimentare un mero scontro politico riproporre le proprie idee evitando però di fermare il Paese, di far perdere a tutti salari, opportunità e libertà di movimento. Mentre intorno a noi infuriano guerre sanguinose e risorge l’odio, ciò di cui abbiamo più bisogno è la forza pacifica del confronto aperto e della collaborazione. Rompendo vecchi schemi e comodi ruoli delle parti, davvero “rivoluzionario” sarebbe proclamare uno sciopero generale virtuale e solidale. Un giorno nel quale in un fondo per le vittime dei conflitti confluiscono i relativi salari dei dipendenti e fatturati delle aziende. Un giorno in cui produzione e servizi sono garantiti, ma ci si impegna a un grande dibattito a reti unificate sulle questioni economiche cruciali: fisco, previdenza, sanità, riforme. Un giorno di protesta, di proposta e di crescita. Un giorno senza cittadini “vittime collaterali” delle astensioni dal lavoro, ma “protagonisti” ben oltre i palazzi del potere.

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