Santità e politica: prova decisiva è il conflitto
Leggendo la recente esortazione apostolica di Papa Francesco sulla santità (Gaudete et exultate) mi sono chiesto come si applichi ai politici

Caro direttore,
leggendo la recente esortazione apostolica di Papa Francesco sulla santità (Gaudete et exultate) mi sono posto il seguente interrogativo: come essa si applichi a quella categoria non esattamente popolare oggi che sono i politici. L’accostamento tra santità e politica è certo audace e problematico e tuttavia non arbitrario se si considera l’ universale chiamata alla santità. Persino i politici non dovrebbero esserne esclusi…
Il tema della vocazione di tutti alla santità non è nuovo. Lo si rinviene, per esempio, nel Concilio al capitolo V della Lumen Gentium. Il testo di Francesco si segnala, tuttavia, per un paio di sottolineature caratteristicamente sue: circa il merito, per l’accento posto sul tratto feriale e popolare della santità («della porta accanto»); circa la forma comunicativa, in quanto intessuta di esempi concreti, vicini, familiari. Francesco batte in particolare su alcuni elementi che connotano la santità comune: non la presunzione della perfezione ma il suo opposto ovvero l’umile ricerca di un progressivo e mai compiuto cammino alla ricerca di essa; la consapevolezza che essa è dono dall’alto e solo subordinatamente compito che attiva la nostra libertà responsabile; lo stile evangelico della Beatitudini; uno spirito lieto, positivo, che si affida a una speranza certa e la contagia. Non è poco. Anzi è troppo, se non ci soccorresse la Grazia divina. Mi sono chiesto come questi tratti qualificanti la santità reagiscano sulla politica o, più esattamente, sui politici. Non dobbiamo farla facile. Di più: si deve muovere dalla convinzione che, se prendiamo sul serio la questione, la cosa riveste una particolare difficoltà. Tre soli esempi.
Primo: il rapporto singolarmente ravvicinato dei politici con il potere. Esso è anzi la loro materia specifica di azione. Non è facile, soggettivamente o oggettivamente, praticare umiltà, sobrietà e senso del limite da parte di chi il potere su altri lo deve cercare (in democrazia raccogliendo il consenso) e poi esercitare.
Secondo: altrettanto difficile è coltivare la speranza, specie in questo nostro tempo politico dominato dalle paure, e contestualmente preservare un lucido, disincantato realismo. Penso in particolare al governo o anche solo all’amministrazione cui compete comporre interessi configgenti o ricorrere talvolta all’uso della forza (sempre proporzionata e finalizzata alla giustizia). Perché la santità si realizza attraverso l’esercizio dei doveri specifici inerenti al proprio status di politico. Cioè facendo bene la politica.
Terzo: la gestione del conflitto che è immanente all’attività politica. Conflitto inteso sia come competizione con gli avversari politici, sia, più esplicitamente, come rapporti di forza dentro la società. Se non si fraintende o banalizza il concetto di santità, derubricando i santi a santini consegnati a icone oleografiche, si può persino concludere che la santità specificamente politica, quasi di regola, mette in conto dissensi, contrasti, opposizioni, incomprensioni.
Del resto, basti pensare a tre figure di politici dei quali è in corso il processo di canonizzazione: Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati. Chi conosce la loro biografia personale e politica sa bene che, al netto di certe letture agiografiche, essi sperimentarono incomprensioni e contrasti anche dentro la comunità cristiana. Non deve sorprendere. I politici devono operare scelte - è nella natura stessa della politica - su un piano ove l’opinabilità è la regola e anche i politici migliori, compresi i santi, possono sbagliare e comunque non possono accontentare tutti. Così fu anche per i tre grandi cui si è fatto cenno: non si tirarono indietro, si assunsero tutte intere le loro responsabilità. Ciò che conta è la qualità evangelica della motivazioni che li hanno mossi e della tensione che li ha animati. Questo decide della loro santità. Mi è occorso di sostenere e non per paradosso che laddove non si fossero registrate opposizioni al loro operato in vita difficilmente saremmo di fronte a una santità politica in senso proprio.
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