San Giovanni XXIII e l'Esercito italiano: c'è molto amore in quel teso dibattito
giovedì 21 settembre 2017

Gentile direttore, ho letto su 'Avvenire' delle perplessità del presidente di Pax Christi Italia sulla dichiarazione da parte della Congregazione per il culto divino di san Giovanni XXIII come «Patrono dell’Esercito italiano». Sarà perché sono nata anch’io il 25 novembre come lui; sarà perché vengo da una famiglia contadina come la sua; sarà per altri mille motivi, non ultimo il film 'Il Papa buono', che rivedo sempre con commozione, trasmesso domenica 10 settembre scorso su Tv2000: non toccatemi papa Giovanni! Se dopo 21 anni di ricerche e approfondimenti, la Chiesa nei suoi vertici e componenti ha deciso così: 'Patrono dell’Esercito italiano', la considero cosa buona e giusta. L’Esercito è fatto di uomini e donne che spendono la loro vita (vedi Nicola Calipari, mio coetaneo, solo per citarne uno), per difendere prima le persone e poi i confini e tutto il resto. Lo vedo bene il 'Papa buono' che, dal cielo, veglia sui nostri militari che ci difendono dal male.

Mariacarla Del Curto Cosio Valtellino (So)

A mio parere, cara signora Maria Carla, stavolta non c’è bisogno di intimare un «non toccatemi papa Giovanni». Certo non con quanti difendono o accettano con fiducia, proprio come lei, la scelta di proclamare san Giovanni XXIII «già cappellano militare » protettore dell’Esercito italiano o con quanti, al contrario, esprimono sconcerto e dolore per questo ruolo di nuovo idealmente 'in divisa' per il Papa dell’enciclica Pacem in terris. Anzi, tutti coloro – vescovi, sacerdoti e laici – che hanno sinora detto la loro sulla questione, hanno espresso un grande amore per il Papa Buono e per il suo magistero. Come ha già sottolineato Guido Mocellin nella nostra rubrica 'Wiki-Chiesa' lo scorso 15 settembre 2017 l’unico silenzio è stato e continua a essere di quanti contro san Giovanni XXIII, il Papa ideatore e promotore del Concilio Vaticano II, nell’ultimo mezzo secolo purtroppo hanno sempre detto e scritto di tutto. Un «silenzio eloquente», ha annotato Mocellin. Un silenzio benedetto, aggiungo io. Un 'bel tacer' che vorrei sperare, esso sì, finalmente rispettoso.

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