giovedì 10 marzo 2011
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Tempi duri per matrimonio e dintorni: le statistiche parlano di crescente disaffezione per l’istituzione e per tutto ciò che comporta: spirito di sacrificio, assunzione di responsabilità a lungo termine, capacità infinita di mediazione, distinzione dei ruoli maschile e femminile, eccetera.Atteggiamenti morali e psicologici in rotta di collisione con la cultura dominante del «tutto e subito, e al minor costo personale possibile». Eppure la cronaca rivela cose diverse: per esempio che del matrimonio così concepito e dei valori ad esso connessi, esiste, oggi, 2011, quanto meno una gran nostalgia. Vedi il caso del premio Oscar appena trionfalmente riconosciuto a The king's speech (Il discorso del re): un gran bel film, dice la critica, ma anche un omaggio alla storia vera di un grande matrimonio, quello fra il re Giorgio VI e la regina Mary, genitori dell’attuale regina Elisabetta II. Grande matrimonio per diversi motivi. Il re, capitato sul trono suo malgrado, in un momento di grave crisi d’immagine per la monarchia, era afflitto da una grave balbuzie. E la scena del primo discorso pubblico del sovrano risulta davvero penosa anche per chi la guarda .Una difficoltà enorme che altri avrebbero evitato. Non così Giorgio VI, educato a fare non ciò che piace, ma ciò che è giusto fare.Sarà la moglie Mary, che con enorme coraggio, umiltà, dedizione, affetto farà il miracolo di fagli superare l’ostacolo ritenuto insormontabile. L’amatissima regina Mary, morta a centodue anni nel 2002, quella che non si mise mai "davanti" al marito re, quella che, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, razionava a palazzo reale il cibo e il riscaldamento, e restava sotto le bombe per condividere tutto col suo popolo. Una regola di vita e di comportamento, che ha lasciato un segno indelebile anche nella figlia Elisabetta. Che ,con una forza morale pari a poche altre, ha mantenuto in piedi il suo matrimonio e mantenuto intatti il rispetto e l’amore del popolo e dei suoi primi ministri, a cominciare dal laburista Blair, superando brillantemente crisi di consenso per la monarchia da tutti ritenute insormontabili.Un film da Oscar che in molti riconoscono anche come un omaggio al coraggio, al senso del dovere, al rispetto per la famiglia intesa nel senso tradizionale. Sarà un caso, ma sono gli stessi valori cui si ispira, in chiave scanzonata e attualissima, il libro di Costanza Miriano appena uscito da Vallecchi, "Spòsati e sii sottomessa, pratica estrema per donne". Anche qui una storia vera, di un matrimonio vero, quello dell’autrice: Costanza, bella e brava giornalista del Tg3, moglie e madre felice di quattro figli nati in sette anni di matrimonio, spiega come e perché, oggi, 2011, la regola migliore per riuscire in questa impresa stia nel seguire il consiglio della famosa lettera di S. Paolo che ritorna nel titolo. Quella che molti sposi (e soprattutto spose) nemmeno vogliono ascoltare senza un’accurata esegesi attualizzata che attenui, e se possibile smentisca ,almeno in parte, quelle famose parole: «E voi, mogli, siate sottomesse ai mariti...», con quel che segue. Costanza, no, non smentisce, anzi, con un coraggio che, visti i tempi, sfiora la temerarietà, approva.Non solo: dimostra con i fatti che funziona.E, con prevedibile raccapriccio di schiere di femministe e libertari, non ha paura di riconoscere la diversità dei generi e dei ruoli identitari. Perché un uomo è un uomo e una donna è una donna, una moglie è una moglie e un marito è un marito, e perché una madre è una madre e un padre è un padre: pari nella dignità ,ma necessariamente (e provvidenzialmente) diversi e complementari nell’identità.Questo è, per la valorosa Costanza, un matrimonio e matrimonio d’amore: come il suo, quello in cui la moglie si "sottomette" perché sa di essere la più forte, capace cioè di tener in piedi tutta la famiglia .Con vantaggio di tutti. Il che non è a costo zero, sia ben chiaro, ma rende felici e tiene in piedi la società. Il che non è poco. Né ieri, ai tempi della regina Mary, né oggi, ai tempi della bella Costanza.
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