giovedì 18 marzo 2010
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Questo articolo parla di bellezza. E di politica. Strano, sembra che le due cose siano irrimediabilmente separate. Eppure. Voglio dire che mentre c’è un lavoro politico che sembra negare ogni bellezza, c’è d’altra parte un meno visibile ma forse non meno efficace lavoro politico da parte della bellezza. Hanno esposto dei quadri di un pittore contemporaneo, l’ottimo Giovanni Manfredini, in Santa Maria del Popolo. Lo fecero con quelli di Luca Pignatelli, tempo fa, in santa Maria delle Grazie a Milano. Gli uni accanto a Caravaggio, gli altri vicino al capolavoro del Cenacolo di Leonardo. Bellezza contemporanea, artisti viventi, vicino a grandi capolavori del passato.Questo è un segno per tutti. Un segno politico, oltre che di forte impatto estetico. L’altro giorno l’esposizione in santa Maria del Popolo, voluta da Arnoldo Mosca Mondadori, dei quadri di Manfredini avviene, se così si può dire, in mezzo al bailamme delle manifestazioni e contromanifestazioni che segnano l’attuale contrasto politico. Ma quel gesto artistico è segno di una Italia della bellezza che procede, che avanza da secoli, che non si ferma, non si attarda sui contrasti di potere. Visita piuttosto i grandi contrasti dell’esistenza, quelli in cui davvero si testimonia la nostra fragile e meravigliosa natura umana. Il mistero eterno dell’esser nostro, come diceva Leopardi. Se uno guarda solo la superficie della cronaca sembra che nel nostro Paese siano al lavoro soltanto forze macilente, antichissime e sempre rinnovate di disgregazione e di conflitto. Sembra che l’Italia avanzi o forse retroceda tra gente che si accapiglia, si offende, si guarda in cagnesco. Tra disprezzo e contumelia. Un canaio, una continua rotolante massa di accuse e un invischiarsi al peggio. Non c’è nemmeno più quella considerazione della grandezza dell’avversario che è segno di una qualche grandezza anche nelle lotte e nel conflitto. Qualche giorno fa quando il calciatore Beckam entrò in campo con il Milan contro il Manchester, il pubblico inglese che lui aveva lasciato e di fronte a cui tornava come avversario gli tributò un grande applauso. Da noi sembra che nemmeno questo senso della grandezza sopravviva. Ma sospetto che se un contendente non riconosce mai grandezza nel suo avversario, significa che pure in lui essa non esiste. L’Italia dell’arte, il paese della bellezza continua a lavorare, non per caso trovando riparo e per così dire mandorla di custodia nelle chiese. In quel luogo, come ha ricordato papa Benedetto agli artisti pochi mesi fa, che ha grande stima della ricerca della bellezza.L’azzardo di santa Maria del Popolo è segno di una vitalità profonda. L’opera di Manfredini, inquieta e di violenta, alta fascinazione, fatta di chiodi, di bianchi accesi, di calchi del corpo e di fuoco, è ospitata accanto ai capolavori che quasi annichiliscono di Caravaggio. Non si tratta di banale, furbesco accostamento. Ma quasi di una supplica, di una mendicanza di bellezza. Come se i quadri del pittore di oggi pregassero accanto a quelli di Caravaggio, testimoniando la bellezza che cerca la propria fonte, la propria incarnata luce. Un gesto politico in un certo senso, di quelli che Vaclav Havel chiamava del "potere dei senza potere". Offrendosi così, in modo quasi senza pudore e senza protezione, allo sguardo dei tanti che in questo paese cercano qualcosa oltre il dissidio. Qualcosa di più reale e avvincente di ogni lotta di potere politico.
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