martedì 26 ottobre 2010
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«Il direttore dell’Avvenire se la prende con l’intervista di Walter Veltroni al "Corriere della Sera" definendola addirittura un "vaniloquio". Tanta durezza sorprende e sconcerta: Veltroni non ha fatto altro che indicare come un segnale grave e di crisi dei valori (e delle istituzioni e dei mondi vitali che dovrebbero alimentarli e trasmetterli, a cominciare dalla politica, dalla scuola e dalla tv, che era il vero focus dell’intervista), anche l’affermazione di monsignor Fisichella secondo la quale la bestemmia di Berlusconi andava contestualizzata». Lo ha affermato ieri il senatore del Pd, Giorgio Tonini, già strettissimo collaboratore dell’ex segretario del Pd, in una dichiarazione rilasciata alle agenzie di stampa.Veltroni non ha fatto altro, ma è più che abbastanza. E del resto il senatore Tonini può solo sforzarsi di «contestualizzare», cercando di ridimensionarla, l’incredibile sortita dell’onorevole Veltroni che domenica scorsa aveva posto la Chiesa cattolica (chiamandola in causa e per nome assieme a partiti e scuola) nel mucchio di coloro che picconano i grandi valori, la speranza di una economia giusta e la stessa convivenza civile e democratica. Veltroni, dopo, poteva fare due cose: ammettere di aver straparlato o correggere – se in grado di farlo – la versione del suo pensiero fornita dall’ottimo giornalista che l’aveva intervistato. Ha scelto una terza via e una seconda voce: la voce – amica – di un bravo senatore che uno sproposito come quello di Veltroni mai l’avrebbe pensato e detto. Ci dispiace per entrambi.
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