Razzismo, l'antidoto è educativo e spirituale: sminare il rancore
lunedì 21 agosto 2017

Si moltiplicano gli atti di razzismo in Italia: dopo quello odioso di Rimini contro una donna nigeriana in attesa di un figlio, dopo il rifiuto di ammettere a un concorso canoro una giovanissima italiana dalla pelle nera, ecco ora un altro episodio, clamoroso e intollerabile, nei confronti di un venditore senegalese che, sulla spiaggia del Poetto a Cagliari, è stato assalito da un gruppo di turisti i quali si rifiutavano di pagargli la merce. Di fronte alle naturali rimostranze del giovane, sono passati alle vie di fatto. Il malcapitato, come dimostra un video diffuso in Rete, ha rischiato il linciaggio ed è stato salvato da una schiera di bagnanti intervenuti in sua difesa. (Ultimo episodio della lista, il surreale episodio degli insulti razzisti su Facebook scatenati da una foto di Magic Johnon e Samuel L. Jackson, rispettivamente star del baseball e di Hollywood, seduti su una panchina a Forte dei Marmi e scambiati per due «migranti sfaccendati a spese dello Stato». La foto era stata postata con evidenti intenti ironici dall'autore satirico Luca Bottura; tra le reazioni, molti non hanno riconosciuto la burla e non hanno trattenuto lo «sdegno», ndr)

Tutto questo mentre gli ultimi terribili colpi terroristici tornano a scuotere le coscienze di molti stampando nei nostri occhi, alla medesima stregua di un marchio scandaloso, le facce dei ragazzi che hanno compiuto la strage spagnola: dietro di loro affiorano evidenti le tante diserzioni degli adulti inaffidabili coi quali sicuramente hanno avuto a che fare.

Ancora una volta sembra che il lavoro umano da compiere resti parecchio, pronto a rinnovarsi con puntualità sconcertante a ogni generazione. Quasi che il passato non ci avesse insegnato niente e fossimo sempre chiamati a riconquistarlo, pezzo per pezzo, con obbligatoria perseveranza, illuminando le zone buie presenti dentro di noi.

È l’antica via dell’educazione sentimentale che passa attraverso il rispetto dei codici, ma di certo non si può esaurire nella pura e semplice applicazione delle leggi. È la ragione per cui le quotidiane vittime del pregiudizio, dell’ignoranza, della stupidità, chiamano in causa tutti coloro i quali non possono accontentarsi dei verdetti pronunciati dal giudice. Se la vera responsabilità è, come è, una dimensione più ampia e profonda di quella giuridica.

In quale maniera riuscire a non perdere la speranza? Forse dovremmo ripartire proprio da quei cittadini sardi che hanno fatto barriera attorno al cittadino africano proteggendolo dall’assalto dei violenti: per fortuna ci sono ancora e sempre persone capaci di capire e distinguere, senza farsi trascinare né dagli istinti belluini né da certe fandonie informatiche. Credo infatti anch’io che esista un nesso tra l’azione sconsiderata dei prepotenti e le nuove recrudescenze totalitarie sempre più diffuse nel mare magnum del Web dove non pochi, rianimando vecchi scheletri (come documenta oggi Gigio Rancilio su queste stesse pagine), lanciano il sasso e nascondono la mano peraltro illudendosi di ottenere la legittimità di parola attraverso una semplice autoinvestitura.

Questo rapporto si lega alla mancanza di una vera conoscenza dell’altro: il razzista è, nel fondo della sua anima, un uomo solo, allo stesso modo del cybernauta compulsivo: entrambi presumono di poter fare a meno della realtà, l’uno piegandola al proprio delirio soggettivo, l’altro credendo di poter edulcorare l’esperienza. Ecco perché non dovremmo mai abbandonare la presa, in primo luogo nei confronti degli adolescenti, ma poi anche rispetto a qualsiasi individuo.

Scambiarci le storie, trovare gesti da compiere insieme: questo è il primo passo. Prendere in carico gli errori, le imperfezioni, i fallimenti, prima ancora delle buone riuscite, dei risultati migliori: così si diventa adulti, non solo in senso anagrafico, ma spirituale. Fra poche settimane riapriranno le scuole. Tutti gli insegnanti sanno bene cosa vuol dire ricominciare da capo: i volti degli studenti che si trovano di fronte, vitali e smarriti, appassionati e fragili, creativi e irrequieti, ogni anno glielo confermano. Dobbiamo fare in modo che, soprattutto i docenti, non restino da soli, a mani nude nelle aule dove si formano i futuri cittadini, ma sentano attorno a sé il conforto e l’appoggio delle istituzioni e delle famiglie troppo spesso assenti.

Il nostro Paese non può permettersi il lusso di lasciare che pochi facinorosi colmi di pregiudizio e di rancore, in alleanza di fatto con altri spacciatori di odio, rendano ancora più impervio il sentiero prezioso ma già lungo e dissestato che, nei prossimi anni, attende l’Europa della convivenza.

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