Usa, Cina, Santa Sede e vie di pace
venerdì 25 settembre 2020

Un silenzio profondo ha accolto in Vaticano il rumore prodotto dalle dichiarazioni di Mike Pompeo, segretario di Stato americano, sul rapporto tra Santa Sede e Cina. È un silenzio eloquente. Il duro ammonimento di Pompeo alla Santa Sede perché questa non rinnovi la sua intesa «con il Partito comunista cinese», pena la «perdita della sua autorità morale», appare infatti irricevibile e non meritevole di risposta. Non è in atto alcuna intesa della Santa Sede «con il Partito comunista cinese», ma c’è un Accordo Provvisorio con la Repubblica popolare cinese sulla nomina dei vescovi cattolici simile ad intese stabilite con molti governi di altri Paesi. Non corrisponde al vero neanche, anche se il capo della diplomazia Usa lo ha affermato, che in Cina «gli abusi sui fedeli siano solo peggiorati»: pur se permangono molti problemi, l’Accordo ha prodotto alcuni risultati positivi. Il segretario di Stato di Washington ha inoltre preteso di indicare perentoriamente alla Santa Sede ciò che questa deve fare, compiendo un’ingerenza che a più di qualcuno è sembrata assumere i toni di un’intimidazione. La pretesa, infine, di giudicare sull’autorità morale del Papa e della Santa Sede – le cui radici sono antiche e profonde – si commenta da sola.

L’atto di Mike Pompeo è stato così contrario a tutte le consuetudini internazionali da suscitare grande sorpresa negli ambienti diplomatici. Non ci si comporta in modo poco urbano verso un interlocutore autorevole se si desidera davvero che cambi strada. Tanto più se si ha in programma di incontrarlo a breve, come nel caso del segretario di Stato americano che visiterà Roma tra pochi giorni. Un simile comportamento spingerebbe qualunque interlocutore a irrigidire le proprie posizioni. Secondo le più elementari regole politicodiplomatiche, l’articolo e i tweet di Pompeo dovrebbero produrre effetti esattamente opposti alle intenzioni dichiarate: equivalgono infatti a una spinta perché la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese avvicinino le loro posizioni. Mentre appare oggi dubbio l’esito di eventuali prossimi colloqui in Vaticano del segretario di Stato americano, il silenzio della Santa Sede rivela la volontà di proseguire serenamente sulla strada intrapresa con la Cina. Si tratta, tra l’altro, di una strada iniziata quantomeno da Giovanni Paolo II, che ha portato già con Benedetto XVI all’avvio del lavoro per la definizione dell’Accordo poi firmato nel 2018.

Resta perciò aperto l’interrogativo sullo scopo di un atto così inusuale: davvero il massimo responsabile della politica estera di un grande Paese come gli Stati Uniti non è consapevole del possibile effetto boomerang, come si è titolato su queste colonne, della sua uscita? Probabilmente, per capire meglio, bisogna guardare Oltreoceano, all’infuocata campagna elettorale in corso, nella quale tutti i mezzi possono apparire buoni pur di prevalere.

Compreso un coinvolgimento strumentale di papa Francesco e della Santa Sede. A votare, infatti, sono anche i cattolici americani: strappare i loro voti al cattolico Joe Biden costituisce per Trump una battaglia decisiva. In questa luce, è possibile che il suo stretto collaboratore abbia tentato una mossa spericolata per dividere i cattolici americani. Non a caso, Mike Pompeo non ha inviato il suo articolo a una prestigiosa rivista di politica estera, come per esempio 'Foreign Affairs', ma a 'First Things', una pubblicazione del mondo cristiano americano, non solo cattolico, su posizioni neo-tradizionaliste.

Come in molte altre parti del mondo, anche negli Stati Uniti è in atto una lotta tra spinte contrapposte: quella a unire e quella a dividere i cittadini, la società, l’umanità intera. Oggi infatti la politica gioca su un senso diffuso di insicurezza che favorisce le polarizzazioni. La Chiesa cattolica è certamente tra le forze che uniscono non solo i credenti, ma tutta la famiglia umana. Pertanto, anche se non si presenta alle elezioni, costituisce un ostacolo da battere per chi punta sulla polarizzazione, sulla divisione e sullo scontro. E per averne ragione, quale arma migliore dei tentativi di dividerla al suo interno? Ma nella sua storia millenaria, la Chiesa cattolica ha visto ben di peggio e non è da escludere che quanti oggi tentano di dividerla non debbano in futuro ricorrere ai suoi buoni uffici quando l’umanità cercherà seriamente vie di pace.

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