giovedì 25 febbraio 2010
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Goito, paesone importante per la storia d’Italia. Per il farsi dell’Italia. Per l’Unità. Ebbene, ancora Goito, ma senza bataglie e spargimenti di sangue, diviene almeno un poco luogo simbolo. In un Consiglio comunale si alza un polverone perché nel piano didattico di una scuola materna comunale compaiono due parole: visione cristiana. Da oltre cinquant’anni la scuola era gestita da suore Orsoline con generale soddisfazione della popolazione, e ora è passata in regime di convenzione ad altro ente, essendo le suore in diminuzione. E, per amore di chiarezza, tale ente indica che i bambini che, in una sezione delle dieci a disposizione delle famiglie di quel territorio, i bambini potranno avvalersi di una proposta educativa ispirata alla visione cristiana. Per amore di chiarezza, l’ente lo dichiara, lascia ai genitori la scelta e non esclude nessuno (che creda, non creda o creda diversamente). Anche perché non potrebbe essere altrimenti: le scuole cristiane, in ogni dove nel mondo, sono programmaticamente aperte a tutti. E infatti non sono i genitori a stupirsi o a lamentarsi. Ma qualche consigliere comunale, che solleva un polverone. Perché, dicono, una scuola del Comune, una scuola pubblica non può e non deve ispirarsi a principi cristiani. Bene. E allora come la mettiamo con tutte le scuole che, senza nemmeno dichiararlo, si ispirano a principi anti-cristiani cancellando le feste di Natale, trasformandole in banali feste della luce o dell’arcolbaleno? Non dichiarano, quelle scuole, ma lo fanno. E anzi dichiarano di essere laiche e di rispettare tutti. Tranne poi tirar via il presepe di fronte agli occhi dei bambini e delle famiglie che vorrebbero rispettate anche le loro idee. Il fatto di Goito, pur nel suo paradosso, è come un granello che mette in crisi un immenso ingranaggio di ipocrisia. La ipocrisia di spacciare per laicità l’assenza di identità. Il grande meccanismo di ipocrisia che spaccia per neutralità la scomparsa di ogni riferimento alla cultura e alla religione. La violenta faziosità che va in scena nelle aule della politica (e della rappresentazione dei media) molto più che nella vita reale di famiglie e popolo in carne e ossa, forse per una volta può servire a smascherare il grande inganno. Moltissime scuole di Italia possono irridere e far sparire segni e ispirazione cristiana dalla nostra cultura (con grave errore culturale prima che religioso, appunto) senza dichiarare alcunché e se invece una di queste scuole, per amore di chiarezza e fedeltà a una storia pluridecennale, indica che in una sezione si considererà la «visione cristiana», succede il piccolo grande putiferio. Il banale e velenosissimo putiferio. Lo scandalo cercato e provocato dalla politica, non dalle famiglie. Questo è lo stato dell’Italia che si svela a Goito, questa è la nuova sfida di vera identità del Paese, unitaria o no. Perché dopo questa nuova Goito occorre svelare le carte e dire a che gioco si sta giocando. Occorre tutti essere chiari su quale immagine di Italia e di unità si vuol costruire per il futuro. Se quella ipocrita neutralista che in nome di una idea astratta di libertà e cultura tende a eliminare il cristianesimo dal volto e dall’anima della nostra storia, o quella che scopre finalmente una nuova laicità nella chiarezza delle proposte, nella libertà delle scelte e nella fiducia verso le famiglie come valutatrici della qualità dell’educazione proposta ai propri figli. Il piccolo grande fatto di Goito non è uno squillo di battaglia. Ma un avvertimento, perché le battaglie possono sorgere allorché invece che sulla chiarezza e sulla libertà si punta sulla ipocrisia e sulla faziosità politicante.
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