sabato 22 maggio 2010
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La manovra di finanza pubblica verrà presentata martedì al Consiglio dei ministri e sui suoi contenuti corrono le indiscrezioni più disparate. C’è però una voce di bilancio che potrebbe essere "il convitato di pietra": in lessico tecnico sono «i consumi intermedi della Pubblica amministrazione», ossia gli acquisti di beni e servizi da parte delle diverse amministrazioni.Nella fase pre-euro erano attorno all’8,5% della spesa pubblica totale, ora toccano il 18%. Le due cifre non sono strettamente comparabili perché allora gli interessi e l’ammortamento del debito assorbivano il 20% della spesa pubblica totale, mentre oggi ne rappresentano poco più del 7%. In tre lustri, la composizione complessiva della spesa pubblica è mutata. Più eloquenti, però, sono le cifre assolute: nel 2000, secondo un’attenta analisi del Servizio studi del Senato, i "consumi intermedi" ammontavano a 80 miliardi di euro (sommando Pubblica amministrazione centrale, enti locali e istituti di previdenza), oggi sono 120 miliardi di euro. Se la tendenza in atto dal 2001 non verrà arrestata, si arriverà nel 2013 a circa 145 miliardi di euro. In termini reali (cioè a prezzi costanti), dal 2001 si può calcolare un incremento almeno del 40%.Nonostante la creazione di società pubbliche centralizzate per gli acquisti, come la Consip, varate dai governi di centrodestra e le procedure di confronto di merito comparativo introdotte dal centrosinistra col decreto Bersani, per la vasta gamma di contratti che la Pubblica amministrazione ha sottoscritto con circa 350mila "precari", questa vera e propria escalation non sembra arrestabile se non si usa la scure. Senza dubbio, una determinante importante è stata la esternalizzazione di servizi tradizionalmente forniti dalla Pubblica amministrazione. Siamo certi che siano, come si dice, cost effective, ovvero che minimizzino la spesa totale tenendo conto dei costi aggiuntivi di transazione come quelli per l’indirizzo, il monitoraggio e il controllo? Altra determinante è stata il blocco alle assunzioni: chi può assicurare che i concorsi pubblici siano meno validi delle procedure di confronto di merito comparativo per co.co.pro. o simili, che in molti casi sono da tre lustri in un’amministrazione con compiti identici a quelli dei funzionari di ruolo?Certo è impossibile effettuare ora le analisi di cost effectivenessche si sarebbero dovute fare a tempo debito. Tuttavia, si può ipotizzare una strategia analoga a quella adottata dalla Francia negli anni Ottanta quando il dilagare dei deficit portavano a frequenti "riallineamenti" (termine educato per dire "svalutazioni") del franco nel Sistema monetario europeo. Si trattò di un taglio lineare a tutte le amministrazioni, chiedendo a ciascuna di esse (nell’ambito del "programme de choix budgettaires", programma delle scelte di bilancio) di effettuare le pertinenti analisi costi-efficacia. E di pubblicarle. In modo che l’opinione pubblica potesse valutarne la qualità. In pochi anni, si arrivò al franco dell’Accordo del Louvre, forte del cambio fisso col marco tedesco.Se tornassimo, con queste spese, al livello del 2000 avremmo trovato i fondi per buona parte della manovra necessaria. E ci toglieremmo 120 miliardi di dubbi e perplessità. Per usare il lessico del ministro dell’Economia: è una speranza per fugare la paura.
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