martedì 5 maggio 2015
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​Caro direttore,il ritrovato interesse degli italiani per il significato della Festa della Liberazione è stato turbato a Milano dalla purtroppo “rituale” offesa alla bandiera della Brigata Ebraica, mentre a Roma non ci sono state proprio le condizioni per farla partecipare alla commemorazione. Un gesto odioso che vuole infangare la memoria di coloro che vennero dalla lontana Palestina per contribuire alla lotta contro il comune oppressore e in tanti diedero la vita. La “colpa” della Brigata Ebraica è forse quella di avere come simbolo la stella che anni dopo venne inserita nella bandiera di Israele, simbolo di oppressione per i palestinesi. Ben più gravi contestazioni si dovrebbero fare, applicando questo principio, alle tante bandiere rosse con un simbolo che è lo stesso che ha portato morte e deportazione per milioni di persone in Urss, Cina, Cambogia e tanti altri Paesi. A fare “dietrologia” si pecca, ma l’impressione è che quei fischi, quegli insulti siano stati diretti proprio all’unità militare perché composta da ebrei. Se fosse così, l’atteggiamento di questi signori sarebbe ben più vicino a quello di coloro contro i quali è stata combattuta la guerra di popolo e delle nazioni contro la feroce stupidità del razzismo che a quello dei partigiani.Francesco Maria ManteroSono d’accordo con lei, caro signor Mantero, tranne che su un punto. L’esempio che lei fa è efficace. Ma – da uomo di pace, da amico di Israele e da fautore, quale sono, di uno Stato palestinese – eviterei di considerare accostabili nel senso da lei indicato i simboli del comunismo tragicamente realizzato e la Stella di Davide, bandiera di un Paese che vive praticamente dal giorno della sua costituzione una condizione di guerra, ma che è sicuramente una democrazia. So bene che per tanti socialisti e comunisti “umanitari” la falce e il martello non si sono mai convertiti in armi di persecuzione, ma questo non cambia il giudizio storico sui piccoli e grandi imperi “rossi” per bandiera e per sangue versato nella guerra contro i propri popoli e contro le libertà fondamentali.
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