Chi non ha tempo non aspetti tempo
lunedì 30 aprile 2018

Potrà forse accadere che a giugno ci tocchi di rivotare per il Parlamento, persino più impazientemente che in Spagna tra il 20 dicembre 2015 e il 26 giugno 2016. Del resto è il pentastellato Luigi Di Maio, leader del primo partito italiano a chiederlo: dopo aver chiuso il "forno" del centrodestra di Matteo Salvini ed essersi visto chiudere in faccia da Matteo Renzi il "forno" del Pd, reclama il ritorno rapido alle urne, contando sulla pronta adesione proprio di Salvini, fresco trionfatore nelle elezioni in Friuli o sulla ribellione di una qualche improvvisa maggioranza del Pd contro la linea dell’ex segretario ostile a ogni intesa col M5s. Già, potrà persino accadere che ci tocchi di rivotare per scoprire che quel che non s’è fatto sinora si dovrà fare comunque allora, perché con l’attuale legge elettorale nazionale proporzionalistica e in questo quadro multipartitico non c’è governo senza coalizione anche tra avversari.

Vedremo se Salvini consegnerà al presidente Mattarella lo stesso certificato di morte prematura della XVIII legislatura abbozzato da Di Maio. Se lo farà, sarà impossibile evitare scioglimento e voto. Ma bisogna pur dire che si può correre alle urne solo in preda a un’illusione ottica. Senza un’altra e ben diversa legge elettorale, i passi gli uni verso gli altri che non si sono fatti oggi si dovranno fare domani. Per questa via l’Italia avrà solo perso tempo prezioso, mentre anche a Roma urgono decisioni e da Roma ci si aspetta, non solo in Europa, una voce salda e chiara. Chi non ha tempo, non aspetti tempo...

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