sabato 9 marzo 2013
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​Avviando la riflessione sulla difficile situazione politico-parlamentare seguita all’esito elettorale, Giorgio Napolitano ha riconosciuto la difficoltà di una navigazione nella «nebbia», ma ha anche ricordato che le difficoltà, spesso apparentemente irrisolvibili, hanno punteggiato le vicende del suo settennato presidenziale ormai al termine, e che quindi anche quelle odierne potranno essere affrontate facendo ricorso a una maggiore disponibilità al confronto realistico da parte delle rappresentanze politiche. Di questa disponibilità, per ora, non c’è traccia, ma il capo dello Stato sa che non è ancora il momento per tentare sintesi o soluzioni complessive, che bisogna lasciar sbollire entusiasmi e delusioni. Intanto c’è da seguire il calendario istituzionale, passo per passo, cominciando dalla costituzione dei gruppi e dall’elezione dei presidenti e delle presidenze delle assemblee. In questo richiamo all’ordine, apparentemente quasi burocratico, c’è un messaggio di pacatezza istituzionale che contrasta con gli aspetti più esasperati delle analisi postelettorali. Restano i problemi economici e l’emergenza sociale, che debbono essere affrontati, insiste il Quirinale, nell’ambito degli impegni sottoscritti con l’Europa, quel «pilota automatico» di cui ha parlato il presidente della Bce Mario Draghi per rammentare a tutti che solo il rispetto di quei meccanismi evita che le difficoltà politiche italiane diventino un elemento di sfiducia per i mercati. E le rappresentanze politiche dovranno, prima o poi, tornare a occuparsi di questi problemi (che approfondiamo a pagina 8) cioè di come ritagliare uno spazio sensato per provvedimenti di stimolo della crescita economica e di sostegno alle condizioni sociali più esposte, nell’ambito di un rigore di bilancio da conservare. Proprio questi sono i temi evocati dal Quirinale, per indicare un percorso di responsabilità, che poi spetterà a ciascuno di elaborare e declinare in base alle sue opzioni politiche e culturali di fondo. I problemi e la condizione complessiva del Paese, però devono restare la base comune di riflessione, altrimenti si disperde la stessa nozione di interesse nazionale che è comunque alla base di una ricerca politica che punti a superare in modo stabile i gravi problemi di governabilità. L’Italia ha bisogno di un governo, ripete Napolitano, che sa bene come spetti a lui trovare negli esigui spazi di un sistema dominato tuttora da rifiuti e pregiudiziali reciproche, le condizioni per dar vita a un esecutivo dotato di una maggioranza credibile e di una prospettiva ragionevole. Non sarà lui, comunque, a indire, in caso di fallimento di ogni tentativo, nuove elezioni, che se si svolgessero con le stesse regole di quelle appena celebrate non potrebbero che replicare la situazione di stallo che si è verificata nella composizione del Senato e quella di colossale sproporzione tra esiti elettorali e conseguenze parlamentari che si è verificata alla Camera dei deputati. Anche in assenza di un accordo politico, si può pensare almeno a un’intesa istituzionale, che affronti i problemi più urgenti, a cominciare dalla legge elettorale. L’elezione delle presidenze delle Assemblee, che ha carattere eminentemente istituzionale, può rappresentare una prima verifica della possibilità di consolidare questa prospettiva. Sembra questa l’indicazione che viene dal Quirinale, alla ricerca di un filo di logica comune in una situazione in cui ancora prevalgono le tensioni e persino gli aspetti umorali. Può sembrare poco a chi vorrebbe poter illustrare o criticare scenari già ben definiti, ma, in una situazione così critica e confusa, poco è proprio meglio che niente.
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