domenica 9 giugno 2013
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Gentile direttore,
oggi compio due anni e mamma mi ha regalato un piccolo escavatore che io chiamo “Gru”… Sarà che viaggiando, appena ne vedo uno, inizio a gridare «Gru! Gru! Gru!». Quando l’ho visto, questa mattina, mi si è stampato un sorriso sul volto che papà, dice, non scorderà mai.
Mamma lavora in libreria e oggi deve scegliere se proseguire con il contratto di “sostituzione malattia” fino a che non guarisce il suo collega malato, forse qualche settimana, o se vuole sostituire un’altra collega in attesa di un bimbo. Ma questo, le hanno fatto capire, significa che per almeno due anni non potrò avere un fratellino o una sorellina. Papà dice che lo stipendio di mamma è importante, ma è d’accordo con mamma. Credono che sia più importante che io possa quantomeno sperare di avere un fratellino quando avrò tre anni e non quando ne avrò cinque. Però dovremo essere pronti a fare un po’ di sacrifici e quando saremo tesi per le troppe spese dovremo sorridere sperando nelle politiche per la famiglia, nelle politiche a favore della natalità, per la tutela della donna, per la tutela della maternità, per la tutela del lavoro, per la lotta contro il precariato… Non vorrei sperare troppo, temo che dovrò pensarci io e con la mia nuova “gru” oggi inizierò a scavare per mettere le fondamenta di una società che possa permettersi il desiderio di un fratellino.
Lettera firmata (grazie a papà Bruno)
 
Complimenti, piccolo grande uomo. Hai capito più tu, a due anni, grazie a mamma e papà, di una schiera di signore e signori belli grandi che magari trovano il tempo per annunciare ai quattro venti qualche “orgogliosa” passeggiata propagandistica in giro per l’Italia, ma faticano a ritagliarsi cinque minuti per concentrarsi e rilasciare una sensata e davvero impegnativa intervista – uso le tue parole – su «politiche per la famiglia» e «politiche a favore della natalità...» (secondo gli articoli 29 e seguenti della Costituzione: società naturale fondata sul matrimonio e aperta alla vita). Dicono sempre la stessa cosa o la danno a intendere: i soldi sono pochi, bisogna decidere dove e come spenderli e le priorità in questo momento sono altre. Posso ripetermi? Di tutto questo abbiamo le tasche piene, anzi le famiglie italiane ne hanno le tasche vuote. E le culle lo sono altrettanto. Presta, perciò, ai nostri deputati e senatori il tuo escavatore, quello che chiami “gru”, e vediamo se – scava, scava – ritrovano qualche documento utile, tipo le due sostanziose petizioni popolari per un fisco e un’organizzazione del lavoro e dei suoi tempi finalmente amici della famiglia e della famiglia con figli. Petizioni corredate ognuna da più di un milione di firme e che le associazioni familiari riunite nel Forum hanno consegnato direttamente (e purtroppo inutilmente) al Parlamento nel 1995 e tredici anni dopo (era il 2008) hanno addirittura messo nelle mani del presidente Napolitano, che le raccomandò all’attenzione della Camera e del Senato.
Inascoltate le famiglie, come te quando fai i capricci anche se questi capricci non erano. Inascoltato anche il capo dello Stato, che è una persona molto importante e i capricci cerca di non farli fare ai grandi e grossi di cui ti dicevo prima. Il presidente di allora è lo stesso di adesso, caro mio, ed è quello che proprio ieri è andato a trovare Papa Francesco e, assieme a lui, ha detto cose molto belle su ciò che bisogna deciderci a fare per ridare speranza e slancio alla nostra Italia. Quelli che fingono di non sentire e di non capire sono, però, sempre tanti: quousque tandem abutere patientia nostra... Non ti spaventare, è solo una frase in una lingua bellissima, che ti auguro di studiare tra qualche anno, e che ridice più o meno quello che ho scritto poco più su: siamo stanchi di vedere che in questo Paese ci si occupa, anche confusamente, di tante cose, ma della famiglia – la famiglia come la tua: mamma, papà, tu e un fratellino o una sorellina che non vedete l’ora di avere con voi – nessuno si preoccupa sul serio. Tua mamma e tuo papà, però, lo fanno. Sono bravissimi, e te lo dimostrano ogni giorno.
Questa è la forza di una società viva, questa è ancora la forza dell’Italia. Sei fortunato a essere nato qui, sai. Su tante cose arriviamo primi, noi italiani. Su altre ci mettiamo una vita, precipitiamo in coda al gruppo dei buoni e bravi e finiamo persino in emergenza, ma poi rimettiamo le cose a posto. Ecco, diciamo che quelli di noi che ci rappresentano e ci governano hanno tardato proprio tanto a far stare sereni anche tua mamma e tuo papà, a farli vivere e lavorare in modo davvero degno e umano, a far sì che ti possano crescere secondo il loro cuore, ma quando lo faranno lo faranno proprio per bene. Non ci faranno ripetere, insomma, qui in Italia gli errori di altri. Non faremo confusioni sbagliate e sapremo dare a ciascuno ciò che davvero è giusto che abbia. Magari un po’ del lavoro decisivo lo porterai avanti anche tu, con “gru”. Scava, scava come si deve. Hai proprio ragione: anche i sogni, come ogni bel pensiero, hanno bisogno di fondamenta solide. E i bambini come te sono le fondamenta del futuro, quello che dobbiamo sognare, progettare e fare vivo.
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