venerdì 25 luglio 2014
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Cento minuti. È quanto dura un film o una partita di calcio. Cento minuti possono volare, scivolare veloci senza che uno abbia la percezione del tempo che scorre. Ma possono, al contrario, rivelarsi letteralmente eterni. E il paradosso è che la clessidra rallenta, crudelmente, proprio nel momento in cui sperimenti il massimo di provvisorietà e vulnerabilità. Cento minuti sono dannatamente eterni se il tuo corpo, pur avvelenato dal liquido che il boia ti ha iniettato, si rifiuta di crollare. Cento minuti sono spaventosamente atroci se ti chiami Joseph Wood e sei legato a una brandina nella stanza delle esecuzioni capitali di una prigione dell’Arizona: il mix di farmaci che t’hanno pompato nel sangue è sperimentale e, a quanto pare, non funziona come dovrebbe. E tu boccheggi, ansimi, spalanchi gli occhi al cielo, non sai se pregare perché finisca presto o se implorare che stacchino quelle maledette cinghie dal letto, lasciandoti vivere. Il protagonista di questa tremenda storia ha 55 anni ed è stato condannato alla pena capitale nel 1989 aver ucciso la fidanzata e il padre di lei. L’altra notte si è svolta la sua esecuzione, al termine di un’agonia che ha scosso l’America. Alla fine Joseph Wood "ce l’ha fatta", a morire. Lasciando, però, dietro di sé interrogativi pesanti come macigni.Che Paese è quello in cui un uomo, nel 2014, può venire ucciso in un modo così barbaro? Che Paese è quello che primeggia in tecnologia e che, ciononostante, lascia un condannato agonizzare in quel modo? Forse che l’esistenza di quella persona – foss’anche il peggior assassino – ha meno valore di quella di chiunque altro?Ma la domanda principale è un’altra. Posto che quanto ha patito il Wood di turno «è avvenuto in modo legale, rispetto all’orribile sofferenza da lui inflitta alle sue due vittime e a quella che ha causato alla loro famiglia per l’intera vita», è civile un Paese, qualsiasi Paese, in cui il governatore dello Stato si avventura in questa macabra comparazione? È giunto il momento di dire "basta" – una volta per tutte – a una soluzione del problema giustizia che considera la persona, la sua vita, la sua dignità come semplici variabili disponibili. La civiltà di una comunità non fa rima con vendetta, ma passa dal rispetto dell’uomo, di ogni uomo. Anche se il suo nome è Joseph Wood ed è un assassino.
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