Emergenza educativa: non farsi giustizia da soli
venerdì 9 giugno 2023

A Sant’Antimo, paese alle porte di Napoli, da dove la cara Giulia partì per la Lombardia, si vivono ore angosciose e angosciate. Per le strade, nei bar, nelle case non si parla d’altro che di questa bella ragazza - e del suo bambino non ancora nato - barbaramente uccisi a Senago. Giovedì mattina. La cittadina si appresta a scendere in strada per dire basta alla violenza sulle donne; per tentare di aiutare i giovani a capire che i problemi - soprattutto quelli di coppia – si possono risolvere in tanti modi, civili e rispettosi, senza fare ricorso alla violenza. Ne siamo convinti tutti, quella educativa è la vera emergenza da affrontare. In fretta, a tutti i livelli e senza badare a spese. Pochi giorni fa a Casoria, un gruppo di ragazzini ha accerchiato e picchiato selvaggiamente un minorenne. Uno di loro ha estratto un coltellino e lo ha pugnalato alla schiena. In piazza, in pieno giorno, incurante delle grida di spavento della vittima e di alcune donne che assistevano alla scena. I ragazzi imparano dagli adulti. Gli adulti sanno che tra i loro doveri c’è quello – gravoso e gratificante – dell’educazione.

Giovedì mattina, dicevamo. Sul paese, ancora sotto choc, si abbatte un’ulteriore tragedia. Per la strada viene ucciso un giovane di 29 anni. Si chiama Luigi. La gente, terrorizzata, scappa in preda al panico. Si pensa a un agguato di camorra. Passa poco tempo e un’altra orribile notizia inizia a circolare. Poco distante anche Maria Brigida, 24 anni, è stata uccisa, in casa sua. I due sono cognati. Hanno bambini piccoli. Il mistero s’infittisce. La pista camorristica viene esclusa quasi subito, i due non appartenevano a nessun clan malavitoso. Resta quella passionale. Verso mezzogiorno un uomo, Raffaele Caiazzo, suocero di entrambe le vittime, si costituisce. A sparare sarebbe stato lui, per punire i due parenti acquisiti dei presunti tradimenti a danno dei suoi figli.

Le indagini diranno se le cose stessero davvero in questo modo o se Raffaele ha preso un abbaglio. Tradimento, vero o presunto che sia, questo suocero, assassino, invadente e ficcanaso ha fatto una cosa orribile, oltre ogni dire. Nessun uomo ha il diritto – per nessun motivo – di attentare alla vita di un'altra persona. Nessuno può farsi giustizia da solo. Non viviamo nella giungla, non siamo all’anno zero delle preistoria. I problemi vanno affrontati con l’intelligenza, il dialogo, la comprensione. Il mondo è lungo e largo. C’è spazio per tutti, anche per chi, nel cammino della vita, viene meno alla parola data, alle promesse fatte e vuole andare via. La vita offre gioie e dolori, delusioni e speranze. Ci sono disgrazie, sofferenze, malattie che ci cascano addosso senza colpa alcuna. Nella coppia c’è chi è fedele alla persona amata fino all’eroismo, e chi, con leggerezza, si permette delle libertà anche facendo ricorso alla menzogna. I problemi vanno affrontati con maturità e pazienza, nella verità.

Raffaele ha ucciso suo genero e sua nuora. Ha reso vedovi i suoi figli e orfani i suoi nipoti. Ha placato la sua ira? O l’ha estesa oltre i confini dell’umano sentire? Eccola ancora all’opera, la bugiarda e blasfema illusione che con la morte del “nemico”, o presunto tale, i problemi si risolvono. Possibile che non si capisca che ricorrendo alla barbarie riusciamo solo a moltiplicarli a dismisura? Possibile che gli uomini non sappiano – nel momento della rabbia e del livore – mettere in fuga il malessere che li affligge e ritrovare la serenità? Possibile che non si capisca che l’odio e la sete di vendetta, prima di rovinare il destinatario, avvelena chi li porta in cuore?

Luigi e Maria Brigida sono stati assassinati. Raffaele è stato condotto in carcere. Famiglie distrutte. Paese in preda allo sconcerto. Bambini e ragazzini dilaniati, impauriti, destabilizzati. Scandalizzati da chi avrebbe dovuto educarli. Il male chiama altro male. Il sangue altro sangue. Solo nell’amore l’uomo ritrova se stesso, la pace e la gioia di vivere. Solo la comprensione e il perdono riescono a schiacciare la testa alla serpe velenosa che ci insidia il calcagno e ci impedisce di essere veramente uomini.

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