martedì 18 marzo 2014
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Caro direttore,
i commenti dei "media" (stampa, televisione, organi di partito) sul programma di lavoro che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato in conferenza stampa, sono stati un’utile dimostrazione di quanto poco serio sia il mondo della comunicazione in Italia. «Premier Vanna Marchi» e «venditore di pentole» sono i commenti più benevoli. Poi si scopre che Renzi ha copiato Obama (ma guarda un po’, il presidente "prestigioso" della prima potenza mondiale! Può essere un complimento o un’ulteriore facezia?). Chi ha dimestichezza con le strategie di comunicazione sa che, oltre al contenuto, è il modo con cui si comunica che permette di trasferire conoscenza a chi ascolta. Ora in questo Paese sonnolento, abituato alle vacuità del "politichese", ci si stupisce, a fronte della chiara presentazione di un programma, che si possano dire le cose e i fatti con semplicità. Mi auguro che questo nuovo "imbonitore" possa davvero dare una svolta alla politica italiana, con buona pace degli irridenti comunicatori di professione.
Vittorio Tesio
Noi no, caro signor Tesio. Le ironie a buon mercato non ci interessano. Oggi come ieri, chiunque governi, facciamo prima di tutto il tifo per l’Italia e per la nostra gente. Seguiamo con attenzione e simpatia ogni sano e trasparente tentativo di riformare un sistema che, non solo al suo vertice, è fuori equilibrio e perciò in crisi da molto tempo e in molti modi (istituzionali, sociali, morali...). Condividiamo e vigiliamo, per quanto può farlo un giornale, su ogni sforzo per gestire in modo utile e irreprensibile – le due cose devono andare insieme… – tutte le risorse pubbliche: quelle finanziarie tanto quanto quelle ambientali e culturali. E con qualche impazienza ormai, come un po’ tutti gli italiani, aspettiamo i fatti, perché – lo ripeteremo sempre – le azioni politiche, come gli alberi, si riconoscono dai frutti. Mi pare che proprio quest’ultima verità il premier Renzi ce la dica, e se la ripeta, praticamente ogni giorno. Gli "imbonitori", caro amico, non fanno così e cercano sempre di non pagare dazio (o anche solo l’occupazione del suolo pubblico…). L’ex sindaco di Firenze – con uno stile e un tono che certamente non piacciono a tutti – mostra di essere di un’altra pasta. Beh, sono decenni – e non esagero – che non mi accadeva di sentir parlare in modo così limpido e diretto della responsabilità politica e personale di chi governa da parte non di un capo delle opposizioni, ma di un capo del governo. E di un capo del governo ben consapevole di poter contare su una coalizione "eccezionale" non più per i numeri di cui dispone (le larghe intese, come si sa, si sono ristrette, sebbene l’accordo istituzionale con Forza Italia apra un almeno parziale ombrello anche sull’esecutivo), ma per la distanza e l’asimmetrica diversità dei suoi due essenziali perni (Pd e Ncd) e per l’enormità del compito da assolvere. Devo dire che una tale chiarezza mi piace parecchio. E questo inequivocabile "metterci la faccia", oltre che la testa, mi sembra la vera rivoluzione di Matteo-che-va-veloce. Una svolta, come dice lei, caro amico, che non è solo comunicativa, proprio a causa dell’intensità e della forza delle espressioni senza scampo che il premier va sfornando al cospetto di un Palazzo che non gli è poi – anche per sua deliberata scelta – molto amico: mi gioco tutto… se non sarà così, sono un buffone... quella della burocrazia è la madre di tutte le battaglie… o sblocco il sistema o lascio la politica… Insomma, auguriamoci per l’Italia tanta concretezza e tanta efficacia, capacità di correggere gli errori (ne abbiamo già segnalati alcuni, come l’inopinata trovata di cancellare la detrazione fiscale per il coniuge a carico…) e di tenere la giusta rotta, senza nessuna insensata divagazione spaccatutto.
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