Abbiamo il cuore a lutto. Ci hai colto di sorpresa, Francesco. Come Gesù, hai desiderato e voluto celebrare la Pasqua con noi, prima di inabissarti nel Signore che tanto hai amato e servito. Facciamo fatica a riordinare i pensieri, le lacrime ci offuscano gli occhi, il dolore ci allunga il viso. Non abbiamo voglia di parlare. L’euforia della resurrezione si è attenuata.
Verrà il tempo per ripercorre gli anni del tuo pontificato, oggi, vogliamo solo dirti “grazie”; stringerci insieme, abbracciarci, cercare conforto a vicenda per la grande perdita. Ti abbiamo amato, Papa.
Grazie per non aver mai separato la fede in Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra, dal servizio all’uomo, nostro fratello nel cammino della vita. Grazie per l’incredibile parresia con cui hai saputo parlare alla tua Chiesa e al mondo, senza paura, senza ipocrisie e infingimenti, senza torturare le parole.
Grazie per la brama di far risplendere la luce del Vangelo in tutta la sua bellezza che sempre abbiamo percepito in ogni tua parola, in ogni tuo gesto, in ogni documento da te firmato, in ogni tua omelia. Sei stato, innanzitutto, un uomo che ha preso sul serio la propria e l’altrui umanità, amata e perdonata da Dio. La stessa umanità che Dio stesso volle assumere. I poveri, gli immigrati, i bambini, soprattutto quelli feriti da coloro che avrebbero dovuto proteggerli, le persone che questa società tiene ai margini, gli scartati, hanno avuto la precedenza nel tuo cuore e nei tuoi pensieri.
Ne sono certo, fosse stato per te, ti avremmo incontrato, nelle notti d’inverno, a portare un piatto caldo ai senzatetto della capitale. Grazie per il coraggio che ha contraddistinto ogni tua scelta, anche quelle, in apparenza, insignificanti. Non avevamo mai visto un papa malato, debilitato, senza voce, farsi portare, sulla sedia a rotelle, nella Basilica di San Pietro, senza il solenne abito bianco che lo contraddistingue, ma vestito come un nonnino qualsiasi, felice si stare tra la gente.
Non avendo forza né voce, hai moltiplicato i gesti, muti ma loquaci, per insegnarci a non vergognarci delle nostre fragilità, della vecchiaia che incombe, delle malattie con le quali siamo o saremo destinati a convivere. Pur senza parlare ci stavi dicendo che la vita è sempre bella e degna di essere vissuta.
Con l’espressione degli occhi - quegli occhi che ci scavavano dentro - incitavi gli scoraggiati a non arrendersi mai, a continuare a pescare nel profondo di se stessi, ad aver fiducia in Dio, anche quando tutto sembrava dire che ormai non ne valeva la pena. Grazie per aver ricordato a noi, ministri della Chiesa, e ai potenti della terra che il vero comando è servizio.
Certo, fanno paura i potentissimi arsenali a disposizione, le ricchezze smisurate nelle mani di pochi, il potere per il potere; spaventano le bombe stupide e assassine che non guardano in faccia a nessuno e spargono solo tristezza, distruzione, fame, lutti, morti. Eppure, nonostante le apparenze, dicono solo il fallimento dell’uomo quando si degrada e rinuncia a essere promosso a vero uomo.
Tu, sei rimasto là, fermo, flebile e possente voce che grida nel deserto, a pregare gli uomini di ritornare alla propria dignità. I bambini stanno piangendo, caro Papa. E con loro i più poveri tra i poveri; i credenti che a Pasqua hanno affollato le nostre chiese e quelli che, pur dicendosi cattolici, in chiesa hanno ritenuto di non andarci. Ti piangono i preti e i vescovi, ai quali non hai mai fatto mancare la tua parola, sovente, forte, dura, ma sempre pronunciata per portarli alla santità.
Ti piangono i fratelli e le sorelle cristiani non cattolici che hanno avuto in te un amico vero. Ti piangono gli uomini di buona volontà che tremano per il destino dell’umanità. Sono certo che anche coloro che, in questi anni, non hanno voluto ascoltare il tuo monito, impedendo tanta sofferenza a milioni di persone, oggi, si inchinano al tuo cospetto. Grazie, padre e fratello papa, per il tuo “eccomi” che tanto ci ricorda quello di Maria di Nazaret. E grazie a te, Signore della vita e della storia, per averci fatto dono di Francesco.