martedì 5 aprile 2022
Il nostro Paese ha compiuto un passo avanti significativo nella direzione del rafforzamento dell’impegno verso gli obiettivi di sostenibilità. Un’attenzione rivolta alle generazioni future
Paesaggio e attività economica. Così l'Italia tutelerà l'ambiente
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Stavamo faticosamente tentando di uscire dall’emergenza della pandemia, e di lì a breve saremmo stati investiti da una nuova emergenza, quella della guerra in Ucraina, quando l’8 febbraio scorso il Parlamento ha varato la Legge costituzionale n. 1/2022 di modifica e integrazione degli articoli 9 e 41 della Costituzione, relativi alla promozione della cultura e ricerca, nonché alla tutela del paesaggio e del patrimonio del paese il primo, e alla libertà di iniziativa economica privata il secondo. Una riforma molto importante, attesa da tempo, che introduce gli obiettivi della sostenibilità ambientale, eco-sistemica, intergenerazionale e socio-sanitaria tra i principi basilari della nostra democrazia. Benché condivisa nelle sue linee generali da tutte le forze politiche, si è trattato infatti di una lunga gestazione, iniziata nel 2019 con ben 7 disegni di legge differenti, e terminata ora con una approvazione di largo consenso, con 218 favorevoli e 2 astenuti al Senato, e 468 favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti alla Camera dei Deputati.

La riforma si colloca nella scia di analoghe modifiche e integrazioni intervenute a livello europeo. In particolare l’articolo 9, che introduce nella Carta costituzionale, accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali, “anche nell’interesse delle future generazioni”, si pone in successione rispetto ad una serie di analoghe modifiche intervenute in altri paesi negli ultimi anni, che in vario modo insistono sul livello dei principi programmatici dell’azione statuale, e su quello dei diritti fondamentali e dei doveri di collettività e cittadini. L’ambiente assurge ora a valore giuridico-costituzionale primario, in un’accezione che ricomprende l’ecosistema e la biodiversità. L’articolo 41, a sua volta, sancisce che la libertà di iniziativa economica privata non possa svolgersi, oltre che in contrasto con l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana (elementi già presenti), anche con il danno alla salute e all’ambiente, e prevede che l’attività economica pubblica e privata venga indirizzata e coordinata anche a fini ambientali, attraverso programmi e controlli opportuni. L’intenzione del legislatore è quindi quella di rafforzare la centralità della salute nel lavoro e nell’iniziativa economica. Ed anche in questo caso si tratta di indicazioni e prescrizioni già assunte in altri paesi, e soprattutto contenute in documenti europei come la Carta di Nizza sui diritti fondamentali del 2000, il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea e il Documento di riflessione verso un Europa sostenibile entro il 2030.

I cambiamenti intervenuti sono di grande importanza sia dal punto di vista istituzionale che da quello delle concrete politiche ambientali, economiche e sociali. A livello istituzionale la riforma degli articoli 9 e 41, entrata in vigore l’8 marzo scorso, costituisce un passo avanti significativo nella direzione del rafforzamento dell’impegno statuale verso la sostenibilità, come definita dall’Agenda Onu al 2030 attraverso i suoi 17 Obiettivi. Un passo avanti dopo altri significativi risultati promossi dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), tra cui in particolare la trasformazione del Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) in Cipess (per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) da gennaio 2021; la introduzione di indicatori di sostenibilità all’interno delle valutazioni di impatto della Legge di Bilancio; la creazione di un coordinamento a livello governativo della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. ASviS ha fortemente voluto questo ulteriore passo avanti, particolarmente significativo se si considera che dal 1948 il testo della Costituzione è stato modificato 18 volte, ma mai nella parte relativa ai principi fondamentali (articoli da 1 a 12). L’adeguamento di questa parte con la modifica dell’articolo 9 rappresenta quindi un atto unico e come tale rappresentativo della fondamentale importanza che il Parlamento attribuisce alla sostenibilità ed al rispetto degli equilibri eco-sistemici.

Un adattamento ed attualizzazione degli obiettivi dello sviluppo alle esigenze poste dalla grave crisi ambientale ed energetica, per troppo tempo trascurata, ed oggi emersa in tutta la sua gravità, Ed una modifica che dovrà informare anche altri importanti passi istituzionali, come quello – sempre di proposta ASviS – di avere ogni anno una legge per lo Sviluppo Sostenibile. Dal punto di vista delle politiche economiche e sociali, le modifiche introdotte rivestono un particolare significato per tutti gli attori del sistema Italia, anche e soprattutto alla luce delle sfide che il paese sta affrontando in questi giorni. L’espresso riferimento all’interesse delle generazioni future, del tutto inedito fino ad oggi, dovrà da ora in poi influenzare le scelte economiche e sociali, sottoponendole al vaglio del principio della giustizia intergenerazionale e dell’equa distribuzione delle risorse.

Come si pone tutto ciò alla luce della situazione attuale? La guerra in corso ha drammaticamente richiamato l’attenzione, oltre che sugli aspetti geopolitici ed umanitari della vita del pianeta, anche sulla questione energetica, strettamente collegata a quella climatica ed ambientale, come ben sappiamo. Una questione che si porrebbe ora in maniera diversa se fossimo stati più pronti e in- cisivi negli ultimi anni nell’affrontarla, agendo - come più volte richiesto e convenuto - sullo sviluppo delle energie rinnovabili, lavorando per lo snellimento delle procedure autorizzative ed intervenendo contemporaneamente sulla domanda e sui consumi. Mentre ora che i nodi vengono al pettine e che, come segnalato da molti esperti, ci troviamo al centro della fase più critica per l’umanità dal punto di vista energetico, corriamo il rischio di abbracciare soluzioni frettolose, in contrasto con i principi introdotti in Costituzione di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. La sfida, da questo punto di vista, è dunque ora quella di far prevalere la lungimiranza e il rispetto degli accordi presi a livello internazionale.

E non dobbiamo al tempo stesso dimenticare gli aspetti problematici emersi a seguito della pandemia da Covid 19, fortemente correlati anch’essi ai temi ambientali ed eco sistemici, ed al richiamo al valore della salute nell’attività economica, sancito con il nuovo articolo 41. Rendere disponibili vaccini e farmaci per tutti nel mondo, tutelare il mondo animale e la biodiversità, prevenire malattie e incidenti lavorativi, sono ulteriori fondamentali obiettivi politici, da perseguire sia a livello mondiale che nazionale e locale, e che traggono dalla modifica costituzionale appena introdotta nuovo impulso. I richiami al rispetto della tutela della salute nei luoghi di lavoro preesistono, peraltro, a quanto ora sancito dall’articolo 41 della Costituzione, ma hanno avuto scarsi effetti, come dimostrato dall’ancora altissimo numero di morti in ambito lavorativo (1.211 quelli ufficiali nel 2021). Diventa dunque più che mai urgente dare seguito a quanto richiesto nell’ambito delle Settimane Sociali di Taranto, e più recentemente nel documento della Conferenza Episcopale Italiana del 28 marzo scorso, nel quale si ribadisce il valore dell’umano, vera ricchezza della società e del lavoro, e si indicano le strade da percorrere in accordo con i datori di lavoro e con i sindacati.

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