domenica 30 agosto 2020
Occorre riflettere su come reimpostare e rafforzare ulteriormente un Servizio sanitario nazionale
Oltre il virus senza discriminazioni. Scrive un protagonista della farmaceutica

Foto Ansa

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Caro direttore, l’intensa lettera-appello della professoressa Maggino pubblicata dal suo giornale lo scorso 18 agosto («Non solo pandemia: patti chiari per la salute di tutti i cittadini »: CLICCA QUI PER LEGGERLA) propone molti e importanti spunti di riflessione. Tra questi, mi preme sottolineare il richiamo al peso fondamentale che avrà, nella ricostruzione del nostro Paese, quel senso di fiducia collettivo che è precondizione di una crescita comune, basata su un benessere condiviso. La pandemia ci mette di fronte ad una realtà inequivocabile: la salute di ciascuno passa dal benessere di tutti.

Per questo occorre riflettere su come reimpostare e rafforzare ulteriormente un Servizio sanitario nazionale che, comunque, nelle fasi più acute del contagio ha dato prova di una capacità straordinaria di reagire e di gestire un’emergenza senza precedenti. Il Governo ha tracciato la rotta in questa direzione, in particolare con il recente Piano nazionale di Riforma. Ma esiste una vera e propria urgenza che è compito di tutti noi affrontare e risolvere e ne parla diffusamente proprio l’appello della presidente della Cabina di regia 'Benessere Italia': riguarda il costo sociale delle mancate diagnosi e cure di patologie diverse dal Covid-19. Non si tratta di stilare un’inopportuna classifica tra emergenze, ma di spingere un intero sistema, moderno e universale, ad affrontare al meglio tutte le sfide. Se occorre continuare a tenere alta la guardia per scongiurare una seconda ondata pandemica, il Ssn può e deve rispondere all’esigenza di curare tutti e per ogni patologia, senza ritardi e senza distinzioni.

È necessario il contributo di tutti. Il Governo ha adottato misure importanti per lo smaltimento delle liste d’attesa, che si sono drammaticamente allungate. Gli operatori sanitari, i medici di famiglia e gli specialisti non hanno mai smesso di ribadire la necessità ai pazienti di proseguire nelle cure e nelle terapie necessarie. L’industria farmaceutica ha continuato a garantire la fornitura di farmaci, ma soprattutto ha intensificato gli sforzi in ricerca e il sostegno fattivo alle comunità più colpite dalla pandemia. Nell’emergenza si è più volte dimostrato, da parte di tutti gli attori del sistema, che si possono offrire risposte tempestive alla domanda di salute dei cittadini, e che anche la resistenza inerziale di procedure non sempre motivate può essere superata nell’interesse comune. Ora serve la stessa determinazione.

Ma c’è un punto essenziale che prescinde dai nuovi assetti organizzativi che si decideranno e perfino dalle risorse finanziarie che sono e saranno messe a disposizione della sanità. È esattamente il senso di fiducia che deve ricostruirsi tra cittadini e istituzioni, tra società e imprese, tra cittadini e scienza. Pazienti e cittadini devono fidarsi delle capacità e della sicurezza del nostro sistema sanitario; tutti dobbiamo fidarci delle istituzioni e delle decisioni che saranno prese per tutelare la salute pubblica; tutti, infine, dobbiamo recuperare un’essenziale fiducia nella scienza, abbattendo pregiudizi, fandonie e fake news.

Proprio la ricerca medico-scientifica sta facendo, in pochi mesi, ciò che fino a poco tempo fa appariva impossibile raggiungere in anni e da qui dobbiamo ripartire, dalla fiducia nel fatto che tornare a curarsi è necessario, possibile, sicuro. È dunque il momento di un impegno comune per scongiurare il pericolo che il Covid ci lasci in eredità la più odiosa delle discriminazioni: quella tra chi potrà o vorrà curarsi e chi no. È un obiettivo vitale per il nostro Paese e per il suo futuro. E l’industria farmaceutica, come sempre nella sua storia, è in prima fila per raggiungerlo.

Pasquale Frega è amministratore delegato di Novartis Farma e Country President di Novartis in Italia

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