lunedì 28 settembre 2015
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È probabile che il 13enne fosse solo in casa, e che la passione per i videogiochi gli sia sfuggita di mano, tanto da tenerlo inchiodato al “controller” per un tempo spropositato. Le cronache che arrivano da un quartiere centrale di Milano raccontano di una mamma che arrivata la sera, esasperata, stacca la spina al televisore, di un adolescente che dalla rabbia si chiude in bagno e dell’intervento finale di polizia e 118. La notizia in sé solleva qualche dubbio: si può stare 12 ore davanti alla Playstation senza stramazzare? E perché il ragazzino non è andato a scuola, anziché stazionare sul divano di casa? Se non saranno esatti i dettagli, la storia è però verosimile, così come è reale la difficoltà per un genitore non tanto di fissare delle regole in casa, bensì di farle rispettare. Staccare la spina della Playstation non è un gesto di forza, ma di impotenza: è l’atto estremo di chi le ha provate tutte, prima blandendo, poi tentando di convincere, infine minacciando. Il figlio, sordo. Di più: è un atto di drammatica impotenza educativa, così simile ad altri che quotidianamente accadono in tante famiglie. Per stanchezza dei genitori, per mancanza di tempo, per debolezza, per senso di colpa nei confronti di ragazzi lasciati troppo a lungo soli. Lo sanno tutti: con i figli è più facile dire molti “sì” che mantenersi fermi su un solo “no”. È più facile chiudere un occhio che tenerli tutti e due ben aperti. È più agevole mollare le redini che stringerle saldamente in mano. Ecco: staccare la spina della Playstation, come ha fatto la mamma milanese, è in fondo una metafora della difficoltà educativa che si vive in tante famiglie. Quel ragazzino ubriaco di videogiochi forse ha provocatoriamente infranto i limiti che i genitori hanno stabilito in casa e che non hanno saputo far rispettare. Chiamare il 118 e la polizia per sfondare la porta chiusa a chiave e calmare quella rabbia di adolescente è un’altra metafora: anche tanti adulti, oggi, hanno bisogno di un aiuto esterno, di un conforto, di ritrovare le ragioni forti del loro essere madri e padri. Ma è necessario farlo: perché i figli, in fondo, non chiedono altro che genitori in grado di “attaccare la spina” di una educazione salda e autorevole. E di sfondare in prima persona le porte – spesso socchiuse – dei loro cuori.
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