
Domenico Volpi interpretato dalla matita di Renato Ciavola
L’ultimo dei “Vittoriosi”, Domenico Volpi, se n’è andato la mattina del 15 gennaio. Il 28 ottobre 2024 aveva compiuto 99 anni ed era lanciatissimo verso il traguardo del secolo. Qualche acciacco l’aveva, com’è inevitabile, tra cui problemi alla vista, che però non gli avevano impedito di licenziare di recente due racconti per il “Messaggero dei Ragazzi”. Con Menico – come lo chiamavano, e chiameranno per sempre, gli amici – se ne va ben più di un pezzo di storia del Vittorioso. Menico è stato e rimarrà un autentico colosso della letteratura cattolica per l’infanzia. Quando, a neppure 24 anni, diviene redattore capo del Vittorioso – un direttore di fatto, perché il direttore formale era il presidente in carica della Gioventù italiana di Azione cattolica (Giac) – è appena all’inizio di una cavalcata entusiasmante. È il 1948 e il Vittorioso sta per conoscere la sua stagione più felice.

"Menico" Volpi - .
A parte un giovanissimo Jacovitti, vi disegnano firme prestigiose come Caesar, Caprioli, Craveri, Zeccara, Nizzi e innumerevoli altri. Le storie a fumetti si chiamavano “cineromanzi” e Volpi ne sceneggiò alcuni, con una lucidità e preveggenza incredibili. Ad esempio – come leggiamo nell’articolo di Franco Ragni, Domenico Volpi, 99 anni d’autore, sul n.60 di Vitt&dintorni, periodico dell’Associazione nazionale Amici del Vittorioso – nel 1949 il cineromanzo con protagonista l’agente segreto Mister V viene ambientato da Menico nel cuore del primo conflitto israelo-palestinese, mai terminato; e una straordinaria fonte di energia scoperta sull’Himalaya viene contrastata dalle grandi aziende petrolifere: preveggenza? Menico sapeva condire il dramma con robuste dosi di umorismo, dote rara nel compassato mondo cattolico del tempo... e poco praticata anche oggi. Penna brillante, sapeva far pensare sorridendo. E pescava le “teste” più raffinate con indubbio fiuto tra cui è nota, ma non troppo, la collaborazione dello studente Umberto Eco che, lasciata la Giac con la crisi del 1954, continuò a scrivere sul Vittorioso sotto pseudonimo, coperto da Menico. Anni formidabili davvero. Ed è grazie a lui, che ci mette a disposizione la sua raccolta privata, se dal novembre 1994 Avvenire può regalare ai lettori in copia anastatica l’annata 1950-51. Ma i tempi cambiavano, i gusti del pubblico pure, il Vittorioso (1966) tramontava. Menico però... raddoppiava. Diventava inesauribile autore di romanzi per ragazzi, fiabe, filastrocche, biografie e manuali scolastici. Dava alle stampe anche due opere “mitiche” come Didattica del fumetto e Didattica dell’umorismo, più volte ristampati.

Una copertina del "Vittorioso" firmata da Jacovitti - .
Raggranellava premi e onorificenze in misura industriale sui quali, c’è da scommetterci, Lassù sta continuando a ridere sopra. Anno cruciale il 1977: è redattore capo del mensile La Giostra, giornalino per bambini piccoli davvero; e fonda il Gruppo di servizio per la letteratura giovanile. Renato Ciavola, fumettista, ne è il vicepresidente e andava spesso a trovare Menico, conosciuto nel 1988, l’ultima volta nel luglio scorso: «Acciacchi? Per forza, chi non ne ha alla sua età? Ma soprattutto una lucidità mentale portentosa». Autore dai molteplici interessi, capace di spaziare tra temi diversissimi, aveva però un suo lato metodico e “conservatore”: da mezzo secolo, e forse di più, ogni estate andava in vacanza a Rimini sempre nella stessa pensione con la moglie e i tre figli, dei quali sono rimasti Valerio e Clara.
I funerali di Menico, l’ultimo dei “Vittoriosi”, il 18 gennaio alle 10 a Roma nella parrocchia di San Leone Magno (via Boccea 59).