sabato 25 gennaio 2014
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Essere liberi non significa restare abbandonati. E si può mal tolle­rare un controllo asfissiante, chie­dendo però di essere tutelati. L’inda­gine del Censis sul consumo dei me­dia da parte degli adolescenti presen­ta di continuo queste apparenti con­traddizioni.
Lo scenario non è nuovo: i quattro adolescenti su dieci che pos­siedono un televisore personale e lo u­sano come gli pare probabilmente so­no gli stessi che da bambini avevano il televisorino in camera e si sveglia­vano con i cartoni: mai controllati, né da piccoli né da grandicelli. Ma poi il problema vero è il controllo? E si può davvero controllare l’uso di tv e pc da parte degli adolescenti, quando tv e pc sono ovunque e spalancano infi­nite porte, comprese quelle sull’abis­so?
Chi imposta tutto sul controllo condanna se stesso a vivere nel so­spetto e nella paura. In realtà, il pro­blema è ancora una volta educativo. Chi educa i ragazzi a un uso intelli­gente e creativo, vigile e responsabile dei media può limitare il controllo al minimo, e sarà un controllo dolce, im­palpabile, pressoché inavvertibile. Si tratta, oggi come ieri, di affinare il pa­lato... E allora, paradossalmente, dal­l’indagine del Censis sembrano e­mergere adolescenti dai gusti perfino più raffinati di tanti adulti. Due su tre, ad esempio, sanno perfettamente che i siti Internet sono tutt’altro che sicu­ri, e quindi navigano con prudenza. 
La grande maggioranza, in tv, sceglie film e sport; reality e talent show non in­teressano. E nell’ordine delle cose in­sopportabili indicano volgarità, su­perficialità ed eccessiva violenza, pro­prio ciò che invece certi adulti, mio­pi, li accusano di prediligere. E a guar­dar bene, anche volgarità e superfi­cialità sono forme di violenza, nei confronti della sensibilità e dell’intel­ligenza. I media ci sono, dunque, e ci avvol­gono; sono un «dono di Dio», ci ri­cordava l’altro ieri papa Francesco, come tutti i suoi doni vanno usati con «cuore e testa»; e agli adulti viene chie­sto di essere non poliziotti controllo­ri ma positivi educatori, presenti ma defilati. Nel sito della 'Città dei bam­bini', il progetto del Cnr, un ragazzi­no scrive: «Gli adulti dovrebbero aiu­tarci, però da lontano».
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