giovedì 31 marzo 2016
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Caro direttore,
mentre tornavo da Sondrio a Monza in stazione mi ha fermato un uomo sudamericano chiedendo dei soldi per la moglie che è all’ospedale, l’ho guardato in faccia e glieli ho dati, lui li ha presi senza rispondere al mio sguardo, correndo via verso un altro viaggiatore. Dopo dieci minuti appena salito in treno mi si è avvicinato un marocchino, ha lasciato un foglio in cui si diceva della sua povertà e della incapacità a mantenere la famiglia. Lo confesso, la mia prima reazione è stata "basta!", ma vi è stato un intervallo di qualche minuto prima che lui tornasse a chiedere qualche euro per la sua famiglia. Mi sono sentito in colpa ad aver pensato quel "basta", mi sono sorpreso anch’io come molti insofferente di fronte a questa richiesta insistente che troviamo dovunque; aspettando che lui tornasse mi sono chiesto: «Ma il Papa, e il "mio" don Giussani cosa avrebbero fatto? E soprattutto Gesù che cosa avrebbe fatto?». Lui è tornato e ha teso la sua mano, verso di me che non avevo ancora deciso. L’ho guardato in faccia, lui mi ha guardato in faccia sorridendo, ho provato una profonda tenerezza e gli ho dato il poco che mi rimaneva. Di fronte a queste continue e insistenti richieste siamo messi alla prova, ogni volta dobbiamo decidere di dare, consapevoli che non siamo noi a rispondere al bisogno, che diventa sempre più grande. Ciò che imparo ogni volta è che non basta dare, bisogna imparare a guardare in faccia a chi chiede così che ritrovi la sua dignità umana.
 
Gianni Mereghetti, insegnante
L’ho imparato da mia nonna e da mia madre che ero ancora bambino e mi ha commosso sentirmelo ripetere, e quasi con le stesse parole, addirittura dal Papa: «Guarda in viso chi ti chiede la carità». E poi: «Se ti chiede pane, piuttosto che dire "no" toglitelo dalla bocca». Come dimenticarlo? La vita mi ha confermato, proprio come fa lei, caro professor Mereghetti, che è un insegnamento che aiuta a fare il bene e impedisce di vergognarsi di aver pensato male di un altro essere umano (" è sporco, è un impostore, un importuno, un ladro…"), senza darsi neanche la pena di capire che cosa dice e che cosa prova per davvero. Sì, ha ragione: guardare in faccia è importante, e vale tanto quanto dare quel che si può. Mettiamola così: è dare come si fa tra fratelli o almeno tra amici, senza furtività, senza la sensazione di rivelarsi deboli, senza sentirsi presi per il naso, senza disagio… Non so se aiuta davvero a fare sempre la cosa più giusta, e francamente penso di essere stato in diverse occasioni poco o tanto ingannato, rendendomene magari conto un attimo dopo. Ma so che prendere sul serio la mano tesa di un’altra persona non è mai la cosa sbagliata.Marco Tarquinio
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